Letteratura italiana: il Novecento in 5 libri e autori – prima parte
Last Updated on 18/01/2022
I capolavori della letteratura italiana del Novecento (prima parte): Il fanciullino di Pascoli, Il Piacere di D’Annunzio, La coscienza di Zeno di Svevo, Il fu Mattia Pascal di Pirandello, Con gli occhi chiusi di Tozzi

La letteratura italiana del Novecento è di una tale ricchezza da non poter stare dentro piccoli numeri. Nel nostro viaggio nella storia della letteratura italiana ho cercato di scegliere soltanto cinque libri per ogni secolo. Adesso è davvero impossibile. Ecco dunque un Novecento per tappe. Iniziamo con i libri, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, di Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Italo Svevo, Luigi Pirandello e Federico Tozzi. Abbiamo finito di guardare all’Ottocento con il Verismo di Verga. Adesso si parla di Decadentismo, movimento letterario, di arte e costume europeo che si riflette in Italia nelle esperienze di Pascoli e D’Annunzio, entrambi partecipi del nuovo clima culturale. Anche se in modi diversi.
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Il fanciullino di Pascoli

Giovanni Pascoli (1855-1912) esordisce nel 1891 con la prima raccolta di liriche, Myricae. Della sua vasta produzione letteraria (i Poemetti, i Canti di Castelvecchio, i Poemi conviviali, Odi e Inni, i Poemi italici, i poemi latini…) abbiamo scelto Il fanciullino (1897), vero manifesto poetico: per Pascoli il poeta è “il fanciullino eterno, che vede tutto con meraviglia, tutto come per la prima volta” e “mette il nome a tutto ciò che vede e sente”. Il poeta, dunque, sa dar voce al fanciullo che è rimasto in lui; sa vedere quello che è sotto gli occhi di tutti ma che gli altri non hanno più la capacità di vedere.
Il Piacere di D’Annunzio

Primo romanzo dannunziano, Il Piacere esce nel 1889. Di impianto simbolista, imbevuto di cultura raffinatamente decadente, il libro propone un eroe contemporaneo, un esteta aristocratico e colto, Andrea Sperelli. In una Roma splendidamente evocata, egli è diviso tra la passione per l’inafferrabile amante di un tempo, l’altera e sensuale Elena Muti ricomparsa in città ormai sposata dopo averlo abbandonato all’improvviso due anni prima, e il fascino della fedele Maria Ferres, incontrata da poco tempo. L’attrazione verso le due donne completamente diverse tormenta Andrea. Gabriele D’Annunzio (1863-1938) nel Piacere ci dona dunque il ritratto di un giovane e ambiguo letterato, primo di una galleria di superuomini, che nascono spontaneamente anche senza aver conosciuto Nietzche, e primo ritratto dell’autore, delle sue passioni amorose, letterarie e mondane.
Svevo, La coscienza di Zeno

Pubblicato nel 1923 il romanzo La coscienza di Zeno è costruito sotto forma di diario immaginario di Zeno Cosini, che passa continuamente dai propositi più eroici alle disfatte più sorprendenti. Sposa e ama quando non vorrebbe, passa la vita a fumare l’ultima sigaretta, non lavora quando dovrebbe e lavora quando farebbe meglio ad astenersene. Italo Svevo (1861-1928) distribuisce la narrazione in grandi sezioni tematiche che scompigliano la cronologia reale, ricostruendo un tempo misto che è appunto quello della coscienza che rilegge gli avvenimenti. Con la tecnica delle analisi freudiane, il narratore scopre legami inaspettati fra le situazioni e gli oggetti più disparati. Si tratta infatti di un’autoanalisi provocata da un fantomatico Dottor S (Sigmund Freud?) che ci offre la psicopatologia quotidiana di Zeno Cosini, personaggio enigmatico.
Pirandello, Il fu Mattia Pascal

La consacrazione letteraria di Luigi Pirandello (1867-1936) arriva a inizio secolo con il suo terzo romanzo, Il fu Mattia Pascal (1904). Il libro racconta la storia di un uomo creduto morto che si rifà una vita con un nuovo nome, ma che infine torna al paese come fu Mattia Pascal. L’uomo infatti si accorge ben presto dell’impossibilità di vivere al di fuori di ogni norma e legge. La tecnica verista è completamente scardinata attraverso un uso straniato del tempo narrativo e la sistematica demolizione dell’unità della persona. Si afferma l’inconoscibilità del reale, la totale casualità degli eventi, la definitiva caduta del mito della scienza.
Tozzi, Con gli occhi chiusi

Nel romanzo Con gli occhi chiusi (scritto nel 1913, edito nel 1919), il protagonista è il ragazzo Pietro Rosi. Ma potremmo anche dire che il protagonista è il resoconto, elaborato con consapevolezza scientifica del malessere nervoso di Pietro, vittima di un estraniamento dal reale che lo costringe a vivere appunto a occhi chiusi, ovvero in una sua dimensione visionaria, tra delirio e fantasia. Federico Tozzi (1883-1920) pone quindi in primo piano la dimensione dell’inconscio.
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Giornalista.
Dal 2002 al 2019 ha scritto per il quotidiano La Nazione – QN – Poligrafici Editoriale, dove ha curato per molti anni anche una rubrica di recensioni di libri. Si occupa soprattutto di costume e società, cultura e spettacoli.
Dal 2018 al 2023 ha collaborato con la rivista ST Storia e storie di Toscana, Medicea Edizioni Firenze.
Segue uffici stampa in ambito culturale.
Dopo molti racconti, ha pubblicato sette libri: “Bianciardi d’essai” (2015, Stampa Alternativa), “L’alambicco e la bambina” (2016, Laurum editrice), “Grosseto nel fango. 50 anni dall’alluvione dei dimenticati” (2016, Laurum editrice), “Mare di conchiglia” (2019, Laurum editrice). A settembre 2020 è uscito il romanzo “La ragazza con il vento tra i capelli”, prima esperienza di self-publishing. A giugno 2022 il secondo romanzo, “Il sale addosso”, seguito del precedente. Ad aprile 2023 è stato pubblicato da Effigi editore il suo terzo romanzo: “Giallo Antartide”.
Riconoscimenti
Nel 2019 le è stato assegnato il Premio Europa. La motivazione: “L’aspetto che intendiamo evidenziare assegnandole il Premio Europa è la sua instancabile attività per la promozione della cultura e della letteratura in particolare”.
Nel 2020 ha vinto il Premio Cultura del territorio con il libro “Mare di conchiglia” al concorso letterario nazionale “Amori sui generis”.
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