Il dipinto del 1801: La morte di Giacinto di Jean Broc
E’ l’opera più famosa del pittore francese Jean Broc , discepolo di Jacques-Louis David: un olio su tela risalente al 1801. Si ispira alla storia che Publio Ovidio Nasone raccontò nelle sue Metamorfosi: la morte di Giacinto e l’abbraccio del suo amato Apollo…

E’ l’opera più famosa del pittore francese Jean Broc, discepolo di Jacques-Louis David. Parliamo de La morte di Giacinto (La Mort d’Hyacinthe), un olio su tela risalente al 1801. Si ispira alla storia che Publio Ovidio Nasone raccontò nelle sue Metamorfosi. L’opera rappresenta la morte del bellissimo adolescente Giacinto allorché il dio greco Apollo, suo amante, lo culla tra le braccia, A terra, di fronte a loro è posato il disco che, lanciato dal dio stesso, aveva causato la morte del ragazzo.
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Il significato dell’opera
Fu il dio del vento Zefiro, a provocare la morte essendo anch’egli innamorato del giovane. Questi, geloso infatti per la gioia toccata ad Apollo, improvvisamente, con una folata di vento, cambiò la direzione del pesante disco che andò a colpire la fronte di Giacinto. Questo mentre i due amanti, in preparazione dei giochi olimpici antichi, felicemente giocavano al lancio del disco. Il sangue che sgorgò dal ragazzo morente e caduto al suolo, fece spuntare l’azzurro Hyacinthus, il fiore che da allora porta il suo nome.
Il quadro fu donato al museo perché in casa risultava “sconveniente”
Il barone Horace Demarçay (1813-1866), acquistò quest’opera. Ma la vedova nel 1899, ne fece dono al museo cittadino, in quanto, a suo avviso, risultava sconveniente averlo nella propria casa. Non accettava che le giovani nipoti vedessero in casa ritratti di maschi nudi. Attualmente è incluso nella collezione della città di Poitiers ed è spesso esposto al più grande museo della città, Musée Sainte-Croix.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.