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Oscar italiani –La vita è bella di Roberto Benigni, una poesia dedicata alla vita e firmata dall’amore

Last Updated on 15/10/2020

Roberto Benigni, regista ed interprete di La vita è bella (1997), vincitore dell’Oscar come migliore attore, firma il suo capolavoro. Una tenera e gloriosa fiaba raccontata all’umanità e alla sua storia. Una poesia dedicata quindi alla vita e firmata dall’amore. Con Roberto Benigni, Giorgio Cantarini e Nicoletta Braschi.

Roberto Benigni, regista ed interprete di La vita è bella (1997), vincitore dell’Oscar come migliore attore, firma il suo capolavoro. Una tenera e gloriosa fiaba raccontata all’umanità e alla sua storia. Una poesia dedicata quindi alla vita e firmata dall’amore. Con Roberto Benigni, Giorgio Cantarini e Nicoletta Braschi.

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Dal dramma alla fiaba

Roberto Benigni, regista e interprete del capolavoro autoriale “La vita è bella”, compie un puro atto di magia cinematografica. Qui la disgrazia e il terrore perdono la loro sfida con la storia. E la gioiosa meraviglia dell’esistenza trionfa leggera sul peso della morte e della vergogna. Un’operazione registica ed interpretativa capace quindi di trasformare la tragedia umana, quella dell’olocausto, nella semplicità di un gioco. Ecco allora la morte del dramma, quello della deportazione del giovane ebreo Guido Orefice (Roberto Benigni), sua moglie Dora (Nicoletta Braschi) e il loro piccolo figlio Giousé Orefice (Giorgio Cantarini), dalle ceneri della quale è una tenera e gloriosa fiaba a prendere vita. Quella di Guido, il principe che in nome dell’amore per il figlio e per la sua principessa, sacrificherà la sua vita con il coraggio di un eroe.

Il potere del racconto

Grazie alla magia della rappresentazione, l’immaginazione diviene materia reale e concreta. Conquistando quindi la verità del reale la trasforma attraverso la libertà della sua azione. È infatti nell’arte del racconto dove risiede la straordinaria magia del potere di Guido. Dunque qui il padre racconta una storia al figlio ricca di quella stessa poesia con cui il regista la racconta allo spettatore. Non resta allora per entrambi che abbandonarci al fascino del meraviglioso, dunque alla poetica forza del fantastico.

La povertà del “potere”

Se la storia ha mostrato al mondo la spietata crudeltà disumana cara al potere nazista, Benigni ne mostra la sua debolezza, la sua estrema e vile miseria. Attraverso l’arma del sorriso infatti ne mette a nudo la povertà. Colpisce quindi i “grandi valori” nazisti chirurgicamente, in maniera sottile e profonda, ferendone il cuore la dove il misero scudo della forza non può proteggergli; nella sincera semplicità della natura umana. L’esaltazione della grande magnificenza perde così la sua partita. Sarà infatti in sella ad un cavallo imbrattato e marchiato di essere ebreo che Guido porterà via la sua futura moglie dall’elegante e prestigioso vuoto di una cerimonia fascista. Assistiamo qui alla più allegra e veritiera messa in scena dello stato di regime, cioè la sua ridicolizzazione. Dove l’autenticità dello scherzo si prende gioco della falsità del “potere”.

Il trionfo della vita

Con “La vita è bella” il racconto magico dialoga con la storia, senza cancellarne tuttavia le sofferenze e il dolore che l’hanno abitata. Ma trasformandola come un prestigiatore, affrontandola con quella preziosa ed unica gioia di vivere e far vivere, di ridere e far ridere. Una poesia dedicata quindi alla vita e firmata dall’amore.

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