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Palazzo Spada e la finta prospettiva del Borromini

La finta prospettiva che Borromini realizzò per Palazzo Spada si basa sull’illusione che la galleria sia lunga circa 35 metri. Eppure in realtà è lunga appena 9 metri

Una chicca nella chicca. Palazzo Spada, nel quale hanno sede il Consiglio di Stato e la Galleria Spada, si trova in Piazza Capo di Ferro, nel Rione Regola. Fu costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Recanati Capodiferro (1501–1559).

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La storia di Palazzo Spada

L’architetto chiamato per la sua realizzazione fu Bartolomeo Baronino da Casale Monferrato, mentre una squadra di lavoro coordinata da Giulio Mazzoni creò gli stucchi per interni ed esterni. Il palazzo fu comprato nel 1632 dal cardinale Bernardino Spada, il quale incaricò Francesco Borromini di modificarlo secondo i nuovi gusti dell’epoca, propendenti per lo stile barocco. Il palazzo è famoso anche per la sua facciata, e per la falsa prospettiva del Borromini. Nonché per la sua preziosa galleria, che espone pitture del XVI e XVII secolo.

La finta prospettiva del Borromini

Transitando nel cortile del Palazzo giungendo dall’ingresso principale, sulla sinistra si scorge la galleria con la prospettiva che si inoltra oltre il piccolo giardino di melangoli. La finta prospettiva è creata sull’illusione che la galleria sia lunga circa 35 metri. Eppure in realtà è lunga appena 8,82 metri. L’illusione è dovuta al fatto che i piani convergono in un unico punto di fuga. Così, mentre il soffitto scende dall’alto verso il basso, il pavimento mosaicato sale. Anticamente, sulla parete di fondo era disegnato un finto motivo vegetale che accentuava il senso prospettico. Oggi sul fondale si trova il calco di una statuetta di guerriero di epoca romana. La galleria fu costruita in un solo anno, tra il 1652 e il 1653, da Borromini, aiutato dal Padre agostiniano Giovanni Maria da Bitonto.

Galleria Spada

Galleria Spada, fondata nel 1927, venne chiusa negli anni quaranta del XX secolo. Venne quindi riaperta nel 1951, grazie all’impegno di Federico Zeri, il quale si impegnò a recuperare la maggior parte delle opere disperse durante la guerra e ne curò il riordino. Cercando di ricreare nelle quattro sale del museo il primitivo aspetto sei-settecentesco. I quadri sono disposti sulle pareti in file successive e si integrano con gli arredi, i mobili e le sculture del museo. La maggior parte delle opere esposte deriva dalla collezione di Bernardino Spada e, in misura minore, da altre collezioni, tra cui quella di Virgilio Spada.

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