Il dipinto del 1979 – Rebus di Tano Festa
Last Updated on 29/09/2022
Rebus è uno dei dipinti più noti dell’artista, pittore e fotografo italiano Tano Festa. Oggi appartiene alle collezioni d’arte della Fondazione Cariplo

Rebus è uno dei dipinti più noti dell’artista, pittore e fotografo italiano Tano Festa (Roma, 2 novembre 1938 – Roma, 9 gennaio 1988). Eseguito nel 1979, oggi appartiene alle collezioni d’arte della Fondazione Cariplo. Il dipinto fa parte di una serie a cui Festa si dedicò proprio a partire dal 1979, pur discostandosene per alcuni particolari, quali l’assenza delle lettere e una certa organicità della scena rappresentata.
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Chi è Tano Festa
Tano Festa ha frequentato l’Istituto d’arte di Roma e diplomatosi in fotografia nel 1957, si formò sull’esempio di Cy Twombly e della pittura gestuale e informale. La sua prima partecipazione pubblica avviene nel 1959 insieme a Franco Angeli e Giuseppe Uncini, ad una mostra collettiva presso la galleria La Salita di Roma, dove, soltanto nel 1961, terrà la sua prima esposizione personale.
Protagonista della scuola pop romana, accolse con rigore formale le soluzioni new dada, proponendo isolati oggetti monocromi di uso quotidiano. Famose sono le persiane, gli specchi e le finestre, che diventano supporto della sua attività da pittore (Persiana, 1963, collezione F. Mauri). Dal 1963 Festa si sofferma anche sui maestri della tradizione italiana e del Rinascimento, in particolare il Michelangelo della Sistina e delle Cappelle medicee.
Durante gli ultimi anni di vita, nei luoghi della periferia romana, delle baracche e delle ultime osterie fuoriporta concepisce, partorendo ‘la luce d’Egitto’, opere geometriche-concettuali. Nel 1984 compare nella serie televisiva Rai “Artisti allo Specchio”.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.