Domenica Regazzoni: “Dalla musica alla pittura, l’arte è il fondamento della mia vita”
Domenica Regazzoni inizia a dipingere nei primi anni Settanta, frequentando i corsi dell’Accademia di Brera. Abbandona poi la pittura figurativa per un’impostazione più astratta e informale, esponendo in gallerie giapponesi di Tokyo e Kyoto e in prestigiose sedi italiane…

Domenica Regazzoni (Valsassina, 1953) inizia a dipingere nei primi anni Settanta, frequentando i corsi dell’Accademia di Brera. Abbandona poi la pittura figurativa per un’impostazione più astratta e informale, esponendo in gallerie giapponesi di Tokyo e Kyoto e in prestigiose sedi italiane. Nell’ultimo quindicennio si avvicina alla scultura e alla grafica, collaborando a lungo con lo storico laboratorio di Giorgio Upiglio. Da allora non si è più fermata, muovendosi tra personali e installazioni, in Italia e all’Estero. Oggi è in mostra presso la Galleria SpazioCima di Roma.
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Cosa è l’arte per te?
L’arte è stata sempre il fondamento della mia esistenza. Lo era fin da piccola, passando dalla musica alla pittura e scultura. Mi svegliava il “ritmo” dello scalpello di mio papà liutaio, Dante Regazzoni.
Quando, a quale età e come, hai iniziato a esprimerti con l’arte?
Ho iniziato con la musica fin da ragazza, studiando chitarra classica, cantando tante sigle televisive per bimbi tra cui Ufo Robot insieme a Fabio Concato. Incisi un 45 giri da solista, con lo pseudonimo di Vivy, Amorissimo mio. Poi, non sentendomi adatta a quel mondo, ho iniziato a dedicarmi completamente al disegno, dapprima figurativo per passare poi ad un’impostazione più astratta ed informale .
Come sei arrivata al tuo attuale stile artistico?
Ho studiato molto il disegno indagando le varie tecniche pittoriche, avendo un padre liutaio che mi imbrigliava nell’artigianalità dell’arte. Sono poi riuscita pian piano a staccarmi dal figurativo, autorizzando me stessa ad usare forme e colori senza “briglie”. Soprattutto commentando frasi poetiche .
Quali erano i tuoi riferimenti artistici da ragazza, quelli con cui sei cresciuta, e ai quali sei legata talmente tanto da portarli con te nella tua arte?
Ho avuto tantissimi innamoramenti nell’arte. Primo tra tutti Van Gogh, poi Dufy, Matisse, Klee, Rothko. Fino a non guardarmi più attorno, esprimendo sinceramente ed umilmente il mio animo.
Tre opere, tra le tue, a cui sei più affezionata e perché.
Autoritratto, olio su tela, 30 x 23 cm , 1990. Uno dei tanti autoritratti, meno somigliante esteriormente di altri, dove però mi rivedo interiormente.
Milano, tecnica mista su tela, 116 x 93 cm, 2006 . Un’opera ispirata alla canzone “ Milano” di Lucio Dalla a cui testi ho dedicato molte opere.
Nidio, scultura in bronzo, 136 x 90 x50 cm, 2007. Rispecchia la mia infanzia, trascorsa in montagna, tra il profumo dei legni e delle vernici dei violini di mio padre Dante.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.