Mauro Pispoli: l’arte del “bambino che sognava di diventare Picasso” tra grafica e collage
Last Updated on 08/11/2022
Mauro Pispoli alterna la propria attività di visual designer a quella d’artista. Predilige l’arte del collage, seppur rivisitata e personalizzata, “combinando” frammenti di vita a stralci d’arte, suoi e altrui, e aggiudicandosi anche riconoscimenti a livello nazionale…

Mauro Pispoli nasce a Firenze nel ‘56 e frequenta l’istituto d’Arte di Porta Romana diplomandosi in grafica pubblicitaria. Inizia l’attività di art director presso varie agenzie tra Firenze e Milano. Ma la sua passione per l’arte, nell’atto pratico e non solo in quello creativo, comincia a scalpitare. Nell’89 fonda il proprio studio e arriva a realizzare diverse campagne, sia in Italia che all’estero.
Ma “sono sempre i sogni a dare forma al mondo”, così Mauro alterna la propria attività di visual designer a quella d’artista. Predilige la tecnica del collage, seppur rivisitata e personalizzata, “combinando” frammenti di vita a stralci d’arte, suoi e altrui. E arrivando anche ad aggiudicarsi il Premio Uozzart 2022 nell’ambito del contest nazionale “green” Contesteco.
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Oltre 45 anni di carriera nel settore della comunicazione visiva. E la passione, più nascosta, per l’arte figurativa. Quando è sorta l’urgenza di perseguirla?
Ho iniziato l’attività di graphic designer (prima era chiamata semplicemente grafico pubblicitario) nel lontano 1975 quando ancora si lavorava gratuitamente pur d’imparare una professione. Alternavo la mattina a scuola e il pomeriggio al lavoro in uno studio grafico, sebbene la mia grande passione fosse il mondo dell’arte, e la mia massima aspirazione poter esprimere la mia vena artistica.
Dalla progettazione di idee altrui alla proposta su tela delle tue. Quali sentimenti prevalgono con questo passaggio?
Questa è una bella domanda, io sono convinto che le idee siano la forma vincente sia nel lavoro della comunicazione sia nell’arte. Quando ho iniziato sono stato molto fortunato e, forse, anche bravo perchè in un lasso di tempo abbastanza breve sono diventato direttore artistico di una importante agenzia pubblicitaria, con la possibilità di lavorare sulle mie idee e non su quelle altrui. Tuttavi, devo riconoscere che nel «commerciale» i sentimenti sono quasi nulli e le idee devono necessariamente essere funzionali ad una finalità preordinata ed alla buona riuscita del lavoro. Nell’arte non hai padroni e l’attività creativa può essere assolutamente libera.
Allora cosa è l’arte per Mauro Pispoli?
L’arte per me è principalmente vita, è qualcosa che ti viene da dentro, un atto creativo personale che ognuno di noi declina in quello che sa fare meglio che sia pittura, scultura, musica, fotografia, grafica…
A quando risale il tuo primo approccio col mondo dell’arte?
Tutti i bambini hanno un sogno su cosa diventare da grandi. C’è chi vuole essere un’astronauta, chi un attore, chi un calciatore, il dottore. Io ero il «bambino che voleva diventare Picasso». Ero attratto dai quadri di quell’«anziano» signore che dipingeva ritratti dove il naso era al posto degli orecchi, la bocca al posto degli occhi. Dal sogno alla realtà: quando ho comunicato seriamente ai miei genitori quali fossero le mie aspirazioni, è stato un dramma! Mio padre macellaio avrebbe voluto vedere il suo unico figlio a tagliare bistecche. Ma io volevo il pennello al posto del coltello, preferivo disegnare un agnello anziche ucciderlo. Ma questa è tutta un’altra storia.
Nelle tue opere, spicca l’arte dei collage: come nasce e a quali lavori ti ispiri, sia per tecnica che per soggetti?
Tutti pensano al collage come la mia forma d’arte, ma in realtà io non mi sento un collagista. Ho iniziato verso la fine degli anni ‘80 cercando di abbinare la mia vena artistica al lavoro di graphic designer. La pecularietà del mio «collage» è che non uso le forbici, ma strappo la carta con le mani. Oppure, al massimo, uso un taglierino. Il lavoro è realizzato solo con carta e cartone possibilmente riciclati, non utilizzo giornali o riviste, ma soltanto fotocopie a tinte piatte e nel tempo. Ho affinato la mia tecnica manipolando la cottura del toner nella fotocopiatrice. Da cinque anni a questa parte i miei soggetti sono le canzoni e e le mie creazioni sono le copertine di ipotetici LP a 33 giri.
Tre opere, tra le tue, a cui sei più affezionato.
A questo lavoro datato 1995, dedicato ad una canzone di Fabrizio De Andrè, Bocca di rosa, sono particolarmente affezionato perchè era l’opera preferita di un mio caro amico curatore, scomparso da poco.
Ci sono poi questi 2 lavori recenti: il primo perchè uno è stato scelto insieme ad altri ventidue miei soggetti dedicati alla musica per essere riprodotti su carta da parati (TapLab) l’altro perchè ha vinto il contest d’arte sostenibile Contesteco 2021.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.