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Anche gli street artist hanno fame, l’ntervista a Yuri “Hopnn” Romagnoli

È possibile barattare un murales con un buon piatto di pasta, un dolce o una ricetta tipica? Questo e molto altro lo abbiamo chiesto a Yuri Romagnoli, conosciuto anche come Hopnn, estroverso street artist marchigiano. In occasione della presentazione del suo libro “Graffiti per pranzo” lo abbiamo incontrato e ci abbiamo fatto una chiacchierata

È possibile barattare un murales con un buon piatto di pasta, un dolce o una ricetta tipica? Questo e molto altro lo abbiamo chiesto a Yuri Romagnoli, conosciuto anche come Hopnn, estroverso street artist marchigiano. Classe 1981, vive e lavora a Lione, ma è cresciuto artisticamente prima a Roma, dove ha frequentato l’Accademia di belle arti, poi a Parigi, dove ha vissuto e lavorato fino al 2014, infine a Firenze, dove ha abitato fino al 2019. In occasione della presentazione del suo libro “Graffiti per pranzo”, edito da Three Faces Publish, lo abbiamo incontrato e ci abbiamo fatto una chiacchierata.

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Iniziamo dal tuo progetto editoriale che ha preso vita qualche mese fa: “Graffiti per pranzo”. 

“Graffiti per pranzo” nasce dalla mia curiosità. Ho sempre avuto fame. Fame di cose buone. Fame di sapere e di capire per poi condividere quello che avevo imparato. Io so dipingere e amo mangiare. Ho quindi proposto un baratto, una ricetta in cambio di un muro. Dal 2017 al 2019 ho girato l’Italia facendo proprio questo, scambiando un murales con una ricetta tipica.

Il progetto del libro nasce ufficialmente a Tufara, in Molise, dove stavo dipingendo un muro per un festival. Una signora mi guardava dipingere e un giorno, timidamente, si avvicinò per parlarmi. Mi chiese se potevo dipingere un muro vicino casa sua. Abitava nella parte bassa del paese e la sua idea era che grazie al mio murale la gente sarebbe scesa da lei per vedere la mia opera. Io in cambio le proposi se mi insegnava a fare i cicatelli (pasta fresca locale). Lei, tutta orgogliosa, accettò la sfida e fu così che ci ritrovammo il giorno dopo a casa sua.

Questo scambio così spontaneo mi fece venire l’idea di percorrere tutta la penisola per assistere alla preparazione di piatti tipici in cambio di murales. Chi ha partecipato agli scambi raccolti in questo libro sa cucinare e ama la pittura. È nel baratto che si trova la chiave di lettura di questo libro. Ho deciso di usare lo stesso spirito di condivisione che mi spinge a lasciare in strada un dipinto.

Fare un libro è più o meno facile che fare un murales? A parte gli scherzi, raccontaci un po’ nel dettaglio questo tuo primo libro.

Per fare un muro ci metto circa 5 ore, ovviamente dipende dalla taglia del muro, mentre per fare questo libro ci sono voluti 5 anni! Non è stato per niente facile e ringrazio subito gli amici di Three Faces (associazione di promozione cultural- editoriale n.d.r.) che hanno reso possibile la riuscita del libro. Da solo non ce l’avrei mai fatta, le case editrici classiche non accettano libri ibridi come il mio. Graffiti per pranzo è un po’ una monografia d’artista, un po’ libro di cucina e un po’ diario di viaggio. Mezzo fumetto, mezzo foto racconto. Solo dei matti come loro potevano credere in questo progetto.

Tengo molto ad una precisazione: non ho mai accettato di collaborare con realtà commerciali. Spesso mi hanno scritto proponendosi per lo scambio forse pensando di rimediare un murale gratis e farsi pubblicità con un piatto di pasta. Ho bandito bar, negozi e ristoranti con un’unica eccezione per le microrealtà alternative o a gestione familiare: una piccola trattoria, una ciclofficina, un paio di b&b e una “frasca”. Tutte attività gestite da amici vicini allo spirito del baratto che anima questo libro.

A quale ricetta o luogo ti sei maggiormente affezionato (lo so che è una scelta difficile e poco politically correct)?

La Sicilia è la mia regione del cuore, ho collezionato più ricette di quante ne abbia potute inserire nel libro. A malincuore ho dovuto tagliare via qualche baratto per esigenze di spazio. La ricetta che ho rifatto più spesso è quella delle “frocie di finoccchietto”: una specie di falafel con il finocchietto selvatico (buone da morir). Sostituisco il finocchietto che ahimè non si trova cosi facilmente in Francia con barbe di finocchio o di carote. Non è la stessa cosa, ma mi ricorda la folle giornata passata a Gibellina, dove ho imparato a fare questa ricetta.

C’è un luogo che avresti desiderato visitare ma in questo lungo viaggio non ne hai avuto la possibilità?

Tanti! Molte regioni sono state toccate simbolicamente con una sola città, ma in realtà ci sarebbe da scrivere un libro per ogni regione, data la grande varietà di ricette italiane. Ogni 20 KM si può trovare un piatto a volte totalmente differente.

Nell’organizzazione i social hanno svolto un ruolo fondamentale. I miei post per cercare contatti nelle varie regioni recitavano più o meno così: “Graffiti per pranzo cerca contatti in XYX (nome della regione). Offro murale in cambio di ricetta tipica, se interessati seguite il link o taggate qualcuno a cui potrebbe interessare.” Così è iniziato il mio lavoro di pianificazione, cercando di fare più tappe possibili per raccogliere ricette diverse nello stesso territorio.

A volte i contatti arrivavano via passaparola di amici o via social, altre volte non funzionavano ed ecco perché alcune regioni sono rappresentate da una sola città. Ad esempio nel Lazio son stato solo a Roma ma chissà quante ricette ci sarebbero da disegnare in tutta la regione.

Tornerei per un attimo sul titolo del libro. Come mai la scelta della parola graffiti e non murales o street art?

I graffiti sono la mia origine, ho iniziato nel ‘96 facendo i pezzi sotto i ponti con la mia crew. Il titolo è nato da solo e anche se non faccio più graffiti, ho forse inconsciamente voluto fare un parallelo tra la mia storia e quella di una ricetta antica.

Che differenza c’è (se c’è) per Hopnn tra murales, street art e graffiti?

I graffiti hanno codici ben definiti, se non stai nei codici fai altro e da quel confine in poi inizia la street art. Per me l’unica cosa che accomuna street art e graffiti è l’aspetto non autorizzato del gesto. Venendo dai graffiti ho sempre avuto la stessa attitudine, poi se si usa un rullo e un secchio di vernice o una bomboletta cambia poco. I murales sono sempre autorizzati. Un’amica paragonò la scena al mondo animale e disse che i graffitari sono squali e gli street artist delfini. Credo sia un ottimo paragone.

Dipingi in strada da oltre 10 anni. Quali sono le differenze nel mondo della street art oggi rispetto a quando hai iniziato tu?

Dipingo in strada da 20 anni e quando ho iniziato a uscire dal modo dei graffiti non sapevo nemmeno si chiamasse street art quello che facevamo. Lo facevamo per sperimentare e divertirci. Mi diverto ancora ma credo che adesso sia tutto più definito ed educato. Ci sono molte più opere decorative e innocue, facciate giganti che somigliano a delle pubblicità o alle foto commemorative dei morti. Tutti questi muri colorati tanto per colorare mi lasciano perplesso. Per fortuna ci sono ancora i graffitari che gridano.

 Uno dei tuoi tratti distintivi di Hopnn è l’uso costante del bianco e del rosso. Come mai questa scelta?

Feci una tesi sui manifesti di propaganda politica e notai che l’uso di questi tre colori era una costante scelta per veicolare messaggi di propaganda nelle dittature. Ordini chiari, precisi, senza sfumature e immediati. Decisi di dare la stessa restrizione grafica ai miei lavori in modo che il disegno risultasse di immediata lettura e con la stessa forza grafica. In fondo chi passa per strada ha spesso pochi secondi per leggere un muro, poi magari si ferma ad osservare, ma l’impatto è immediato.

Parlaci del tuo amore per le biciclette. Si direbbe che siano il tuo mezzo di trasporto preferito tanto che spesso compaiono in molti murales e nelle tue opere. Raccontaci tutto.

Ho sempre amato la bici come mezzo di trasporto urbano. Tutte le mie bici hanno un nome di donna come le barche dei marinai. A piedi vado piano e ci metto una vita a fare strada. Le mie gambe son fatte per pedalare, non per camminare. La bici è il solo mezzo di trasporto per tutti. Ecologico, sportivo, democratico, economico, meccanica semplice, che difetti si possono trovare in una bicicletta? Zero. Ho iniziato a dipingere bici sui muri a Roma dove vivevo. Non era la città ideale per pedalare e scrivere +B.C. = -Co2 aveva una valenza politica. Una vittoria per me fu quando incontrai un signore mentre stavo dipingendo a Roma che mi disse che aveva ripreso la bici e lasciato l’auto in garage perché invogliato da un mio poster. Ero super felice.

Murales ma anche poster. Hopnn cosa preferisce e perché? In base a cosa scegli di utilizzare l’uno piuttosto che l’altro?

I poster che faccio sono tutti pezzi unici dipinti a mano e incollati. Uso spesso la carta velina proprio per farli somigliare il più possibile a muri dipinti. La tecnica è la stessa ma cambia il supporto. Uso i poster per comodità, quando non ho tempo di dipingere direttamente su muro. Però preferisco sempre andare diretto su muro, i poster durano meno.

Come sai mi occupo di street art da molti anni e sono sempre più convinto che ognuno di noi ha una sua personale definizione di street art. Qual è quella di Hopnn?

Ripeto, per me street art è tutto quello che non rientra nei codici dei graffiti, pero è il mio modo, non per forza giusto. Ognuno fa quello che vuole in strada! Certo, che se vedo una fotocopia del disegnetto di tuo figlio incollato dappertutto mi chiedo “ma che cazzo me ne frega a me di tuo figlio?” mi sembra superficiale come approccio alla strada. Io con i graffiti cercavo di scrivere dei messaggi e ho sempre cercato di dire qualcosa con le immagini. Se uno si fa un autoritratto e lo appiccica in giro non ci vedo tutta questa ricerca però, ripeto, è il mio pensiero, voi fate un po’ come vi pare! Ricordo che ci sono i social per metter le foto carine dei gattini.

Progetti per il prossimo futuro? Ci sono altre tappe dove presenterai il libro?

Vorrei toccare la maggior parte delle città in cui sono stato per portare il risultato del mio viaggio di “andata”. Ritrovare le persone che mi hanno accolto e rivedere i muri (forse farne di altri) in quei luoghi toccati per la raccolta delle ricette. Sto traducendo il libro per proporlo in Francia (dove ora vive n.d.r.) e vedere di trovare una casa editrice che possa pubblicare “Ghraffiti pour déjeuner”. Torno in Italia almeno una volta al mese per presentare il libro e mangiare tutto.

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