Calimero compie 60 anni: come nasce il personaggio iconico di Carosello
Last Updated on 14/07/2023
Era il 14 luglio 1963 quando Calimero, personaggio iconico dell’animazione pubblicitaria italiana, appare per la prima volta in televisione. Ecco come nascono le avventure del pulcino nero…

Era il 14 luglio 1963 quando Calimero, personaggio iconico dell’animazione pubblicitaria italiana, appare per la prima volta in televisione. La base delle sue avventure, legate alla società di detersivi Mira Lanza nella storica trasmissione tv Rai Carosello, è semplice: il pulcino si sporca, diventa nero e non viene più riconosciuto dalla mamma. Ma grazie al detersivo pubblicizzato, Ava, torna ad essere bianco e contento.
La genesi di Calimero
I diritti d’autore sono dei due fratelli Pagot, Nino e Toni, e di Ignazio Colnaghi, coautore di varie sceneggiature nonché voce italiana del personaggio. Il fumettista e animatore Carlo Peroni, all’epoca collaboratore dei fratelli Pagot, si è attribuito la paternità del personaggio, tuttavia tale rivendicazione è stata contestata dagli eredi di Nino e Toni Pagot e non ha avuto seguito.
“Eh, che maniere! E’ un’ingiustizia però”
La notorietà di Calimero è molto elevata per tutti gli anni sessanta e almeno fino alla metà degli anni settanta, tanto da far entrare nel lessico collettivo sia il nome del personaggio, sia alcune frasi celebri come “Eh, che maniere! Qui fanno sempre così, perché loro sono grandi e io sono piccolo e nero… è un’ingiustizia però”.
Il successo internazionale
Oltre alle storie originali di Carosello, con questo personaggio sono stati realizzati 290 episodi a colori, doppiati in diverse lingue. In Giappone, poi, la Toei Doga con lo Studio Rever produsse una serie televisiva di 47 puntate tra il 1974 e il 1975, ed una seconda di 52 fra il 1992 e il 1993, in coproduzione con la RAI e le società Telescreen Japan, TV Tokyo e Mitsui.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.