Il 29 settembre 1964 nasce Mafalda, ma non per un fumetto
Last Updated on 05/10/2023
Nata dalla penna dell’argentino Joaquín Lavado, in arte Quino, le strisce di Mafalda furono pubblicate dal 1964 al 1973. Però lei esisteva già dal 1963, ma per un’altra ragione…

Era il 29 settembre 1964 quando Mafalda, personaggio iconico dei fumetti, faceva la sua prima apparizione su Primera Plana. Nata dalla penna dell’argentino Joaquín Lavado, in arte Quino, la sua striscia fu pubblicata dal 1964 al 1973.
Molto popolare in America Latina e in Europa, la serie è stata pubblicata su quotidiani, riviste e libri, divenendo famosa in tutto il mondo. E’ stata infatti protagonista anche di due serie di cortometraggi d’animazione e, nel 1982, di un lungometraggio d’animazione.
Chi è Mafalda
Mafalda ha 6 anni e odia la minestra. Si comporta come ogni bambina della sua età, ma ha anche uno sguardo attento su ciò che succede nel mondo, interessandosi di argomenti come guerra e razzismo. Quando chiede spiegazioni agli adulti, le sue domande sono sempre disarmanti, fino a provocare in loro crisi di nervi, curate col calmante “Nervocalm”.
La genesi del personaggio
Mafalda, il cui nome riprende quello di uno dei personaggi del romanzo di David Viñas, Dar la cara, nacque nel 1963 su commissione di un’azienda di elettrodomestici per una campagna promozionale. Che, però, non fu realizzata. Il direttore del settimanale Primera Plana, Juliàn Delgado, vide le strisce di prova e suggerì a Quino di mantenere il personaggio. Venne così ripreso l’anno successivo per una striscia ad hoc.
La chiusura del giornale
Nell’aprile del 1965 nascono i personaggi di Manolito, Susanita e Felipe, mentre la mamma di Mafalda è incinta quando il giornale chiude, il 22 dicembre 1967 e la serie si interrompe a causa del fallimento del giornale.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.