Il Villino Boncompagni Ludovisi, divagazioni tra Arte e Moda
Last Updated on 09/05/2019
Museo Boncompagni Ludovisi – Nei luoghi della Dolce Vita felliniana, un villino in stile eclettico diviene un luogo deputato a scopi artistico-culturali di pubblica utilità
Durante la prima metà del XVII sec., nell’area tra Porta Pinciana e Porta Salaria, sorge, per volere del Cardinale Ludovico Ludovisi, la cosiddetta “Villa Ludovisia”. Sullo scorcio del secolo, poi, i Ludovisi si uniscono ai Boncompagni , dando così origine ad una potente dinastia. Nel 1887 i territori appartenenti a questi nobili casati vengono lottizzati e la villa abbattuta. L’area in questione viene coinvolta in quei progetti «per la costruzione di nuovi quartieri in quella parte [della città] che maggiormente si presta alla nuova edificazione», divenendo una zona residenziale per la nobiltà e l’alta borghesia.

Nel 1891 Luigi Boncompagni Ludovisi, desideroso di stabilire la sua residenza nei territori appartenenti alle sue precedenti generazioni, convoca Giovanni Battista Giovenale affinché eriga una dimora degna del passato glorioso del casato, seppur di dimensioni minori. Il risultato finale è un villino eclettico su due piani più ammezzato, dotato di giardino e depandance sul retro, con rimandi architettonici Liberty ed elementi in muratura e stucco assimilabili al cosiddetto “barocchetto romano”.
L’edificio assiste a quella spensieratezza e joie de vivre di inizi Novecento e partecipa, sopravvivendovi, agli sconvolgenti e drammatici eventi connessi alla Grande Guerra. Negli anni Trenta il principe Andrea Boncompagni Ludovisi decide di sottoporlo a ristrutturazione. Si apre una nuova, trionfale stagione: notabili e nobili (italiani ed europei) diventano assidui frequentatori dei sontuosi interni in questione. La formazione di questi circoli gentilizi è collegabile, tra le altre cose, alle origini della principessa Blanceflor de Bildt Boncompagni, figlia di un diplomatico svedese. È il 1971 quando la donna, con lascito testamentario, dona l’abitazione allo Stato italiano. Pubblicamente fruibile dal 1995, il Villino è attualmente gestito dal Polo museale del Lazio.
Il percorso museale
L’ex residenza Boncompagni Ludovisi ospita oggi il Museo per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secc. XIX e XX. Nel primo piano convivono stili afferenti al XVII e al XIX sec; degni di nota, nell’atrio, la collezione di porcellane di manifattura Meissen, Konigliche (berlinese) e cinese (XVIII secolo). Segue la Sala delle Vedute, senza dubbio uno degli ambienti più importanti. La decorazione trompe-l’oeil a tempera del vano in questione presenta elementi architettonici e viali alberati in prospettiva sul soffitto; sulle pareti, invece, ariose raffigurazioni paesaggistiche restituiscono l’immagine del parco dell’antica Villa Ludovisi.
Trovano qui una meritata collocazione abiti da sera realizzati da iconiche maisons di moda italiane. Tra cui Fausto Sarli, Valentino Garavani, Fernanda Gattinoni, Marella Ferrera, Krizia. Si tratta di veri e propri oggetti di culto, donati al Museo nel 1996, che aprono una felice parentesi di Storia dell’Alta Moda italiana. Non mancano ritratti femminili Belle Epoque, tra cui quello eseguito da Philip de Làszlò alla padrona di casa, il cui portamento altèro fa da contraltare alla dolcezza dei suoi tratti, e quello della madre della medesima, opera di Christian Myer Ross, tutto giocato su armoniche e delicate tinte pastello.
Proseguendo, è possibile ammirare la culla donata dal Comune di Roma a Vittorio Emanuele III e a sua moglie Elena di Montenegro in occasione della nascita della loro primogenita Jolanda (1901). Più avanti, la cosiddetta “Sala degli Arazzi”, denominata in tal modo per via della presenza di arazzi seicenteschi di origine fiamminga, e impiegata anche per l’allestimento di mostre temporanee.

Gli ambienti e i piani
Il primo ambiente del secondo piano è invece dedicato al Ciclo della Primavera di Galileo Chini; vengono qui presentati quattro dei diciotto pannelli realizzati dall’artista come decorazione del salone dedicato allo scultore Ivan Mestrovic nell’ambito della XI Biennale di Venezia, nel 1914. Tra suggestioni Liberty, ricordi del viaggio nel Siam e sentori klimtiani, l’artista dà prova di un’originale e matura personalità. Seducenti figure femminili ed elementi geometrici dalla evidente tendenza ornamentale occupano la superficie pittorica, lavorata a tempera e animata da rilievi a stucco ricoperti da foglia d’oro e d’argento.
Segue il vano “Belle Epoque”, nella quale spiccano lavori di ritrattistica facenti capo ad Arturo Noci, Giacomo Grosso, Camillo Innocenti, Edoardo Gelli, Pilade Bertieri, mal meritatamente poco celebri. Si tratta di quadri in cui gli effigiati, nobili o esponenti delle classi emergenti, si mostrano nelle loro vesti migliori, diversamente atteggiati, desiderosi di cristallizzare la loro figura e di imporsi come modelli esemplari di vita. In questo senso, arte e legittimazione sociale viaggiano in parallelo. Fanno bella mostra di sé anche vasi di Olga Modigliani, una sedia di Vincenzo Cadorin e una sedia di Ernesto Basile.
Si continua, poi, con la Sala dedicata a Duilio Cambellotti e al Futurismo romano. Il discorso intorno alla funzione sociale dell’Arte viene qui ripreso, ma in differenti termini: non più manufatti di afflato puramente estetizzante, relegati ad ambienti ad hoc e da ammirarsi a debita distanza (con tutto il distacco che ciò implica), ma Arte insita nella vita e dunque pervasiva di ogni aspetto di quest’ultima. Operando questa desacralizzazione, Cambellotti mostra un certo interesse all’educazione delle masse. Ciò si concretizza nella fondazione, da parte sua, di una Scuola di Arti e Mestieri. A testimonianza dei risultati raggiunti, trova qui una felice collocazione la sua vetrata “Visione eroica”, o “I guerrieri”, realizzata in collaborazione con la vetreria Picchiarini. Completano l’arredo oggetti e vasi di suoi seguaci.
Tra Futurismo e Decò
Si giunge, così, all’ambiente “Tra Futurismo e Dèco”. Al tappeto futurista “I Pellicani” di Prampolini sono semanticamente vicini i quadri del Giacomo Balla anticonformista e modernista. Se ne distaccano, al contrario, gli esempi del successivo figurativismo di Gian Emilio Malerba, Leonetta Pieraccini e Oskar Brazda. Dallo sfondo del Ritratto del fotografo Gustavo Bonaventura, realizzato dal pittore ceco, catturano l’attenzione elementi decorativi floreali stilizzati. In piena aderenza con i dettami stilistici dell’epoca. Da menzionare, inoltre, una serie di accessori e abiti, dagli anni Venti del XX sec. in poi, alcuni dei quali della Sartoria Antonelli e Giuseppe Paradisi.
Addentrandosi negli Anni Trenta, l’intenso quanto poco famoso “Le amiche”di De Chirico incarna sicuramente il più valido rimando all’abbigliamento femminile dell’epoca. Su questa falsariga, il vano “Il Piccolo Atelier della Moda” porge all’occhio dello spettatore tipici accessori muliebri (guanti, cappelli, ventagli, pochettes, etc.), dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta. Preziosissimi, inoltre, i bozzetti e le foto d’epoca dell’atelier Fernanda Gattinoni, Sorelle Fontana, Fausto Sarli ed Angelo Litrico. Esposizione si chiude con la sala “La Palma dell’eleganza”, formatasi in seguito alla donazione di abiti di Palma Bucarelli. Emerge prepotentemente lo stile di una delle poche donne di cultura famose dell’epoca, storica Direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dal 1942 al 1975.
A buon titolo, dunque, il Museo, unicum nel suo genere nel panorama romano, si impone all’attenzione del visitatore come una riuscita commistione tra Arte e Moda. Dai confini labili e interscambiabili, con un rapporto di inclusione della seconda nella prima.
L’evento di venerdì 14
Per promuovere i preziosi contenuti di questi ambienti, nonché la storia del rione Sallustiano, in data 14 dicembre si terrà la presentazione della Guida del Museo Boncompagni Ludovisi. Curata da Matilde Amaturo ed edita da Editoriale Artemide (Roma, 2018). L’evento si svolgerà dalle 17 alle 19. Interverranno Edith Gabrielli, Direttrice del Polo Museale del Lazio, la succitata Matilde Amaturo, Direttrice del Museo Boncompagni Ludovisi, e Ivana Bruno, Professore associato di Museologia, Critica Artistica e del Restauro dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Merdionale.
Tutte le informazioni sul Museo Boncompagni Ludovisi
Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX
Via Boncompagni, 18
00187 Roma
tel. +39 06 42824074
pm-laz.museoboncompagni@beniculturali.it
https://www.facebook.com/pages/Museo-Boncompagni-Ludovisi/301817116603041
Orario di visita: da martedì a domenica, dalle 9:30 alle 19:00; ultimo ingresso alle h 18:00.
Chiusura: Lunedì, 1 Gennaio, 25 Dicembre, salvo aperture straordinarie su progetto MiBAC come da DM 330 30/06/2016, Criteri per l’apertura al pubblico, la vigilanza e la sicurezza dei musei e dei luoghi della cultura statali. Accesso libero
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Ivan Caccavale, classe 1991, storico e critico d’arte. Attratto da forme, colori e profumi sin da bambino, mi sono formato presso il liceo classico. Ho imparato che una cosa bella è necessariamente anche buona (“kalòs kai agathòs”).
Come affermato dal neoplatonismo, reputo la bellezza terrena un riverbero della bellezza oltremondana. Laureato in studi storici-artistici, mi occupo di editoria artistica.
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