“Ogni cosa alla sua stagione” di Enzo Bianchi – La recensione del libro
Last Updated on 15/04/2020
“Enzo Bianchi ricorda”, questo l’ipotetico sottotitolo di “Ogni cosa alla sua stagione”, il libro scritto dal fondatore ed ex priore della Comunità Monastica di Bose nel Biellese. Edito da Einaudi in prima pubblicazione nel 2010 ed in edizione economica nel 2014.

“Enzo Bianchi ricorda”, questo l’ipotetico sottotitolo di “Ogni cosa alla sua stagione”, il libro scritto dal fondatore ed ex priore della Comunità Monastica di Bose nel Biellese. Un’autobiografia? Piuttosto un breve memoriale, quasi un calendario vissuto su cui fissare consigli e proverbi. Edito da Einaudi in prima pubblicazione nel 2010 ed in edizione economica nel 2014. Riscoperto in questi giorni di riflessione pasquale sugli scaffali della mia libreria.
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La trama del libro
“Ora che avverto quotidianamente l’incedere della vecchiaia, la memoria mi riporta sovente ai luoghi in cui ho vissuto…” dice Enzo Bianchi che parte con cuore, testa e memoria, alla ricerca di tutti i luoghi che hanno suscitato in lui affetti e sentimenti, dove ha trascorso l’infanzia o che ha raggiunto viaggiando. E noi partiamo con lui. Quelli che visitiamo sono angoli di mondo ma anche luoghi della vita e dell’anima. Sono il Monferrato con le sue colline, i “bric”, il paese con la sua comunità, le usanze, i proverbi, l’esistenza grama, la fatica e i momenti di forte e gratuita solidarietà.
Sono la cella del monaco, un luogo da dove osservare il mondo, dove diventare consapevoli delle gioie e delle sofferenze e dove prendono forma le parole con cui narrare qualcosa della vita. Un luogo in cui si ripropone sovente la domanda: che ne è di noi? Perché questo viaggio, naturalmente, è anche un viaggio nel tempo, un viaggio nella vita che scorre, nei giorni di un uomo e in quelli delle stagioni. Sono i giorni del focolare, passati a tavola conversando insieme ai famigliari e all’ospite, gustando il cibo preparato con cura e bevendo il vino che celebra e festeggia. Ma sono anche le vacanze di Natale, quando i bambini aspettavano la festa preparando il presepe e la sera della vigilia il grande ceppo, elsùc ‘d Nadàl, ardeva nel camino. Sono tutti giorni che attraversano il tempo e fanno parte del nostro vivere: alcuni ci fanno soffrire, altri ci rallegrano e ancora ci stupiscono.
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Il nostro commento
Scrittura asciutta, forma semplice e corretta, parole che fanno bene al cuore e alla mente di chi sa ascoltare. Enzo Bianchi racconta la sua parabola esistenziale. Lo fa a sprazzi. Fotogrammi. In maniera umile, senza velleità se non quella di darsi al lettore dinanzi ad un buon bicchiere di vino, magari consumato davanti al fuoco d’un camino. Le stagioni si succedono, così i ricordi. Si succedono i personaggi, amici o semplici conoscenti. Si susseguono le frasi da sottolineare, come se si stesse leggendo un vademecum. Concetti semplici, talvolta quasi degli slogan senza aver nulla di pubblicitario se non il promuovere l’amore per la vita e se stessi. Prendersi cura di sé per prendersi cura degli altri, o meglio prendersi cura degli altri per prendersi cura di sé, darsi per ricevere.
Così scoprire come sia difficile l’arte di abitare con se stessi, di come essa richieda l’arte del silenzio e della solitudine, di come in definitiva ci si possa identificare con il vivere in una cella monastica. Perché è facile rincorrere la causa del benessere obbligatorio, della normalità dei bei vestiti e della rincorsa alla carriera, ma è difficile ricordare che non si giudica una persona dal lavoro che fa, quanto da come lo fa.
Cosa conta veramente se non trovare qualcuno che creda in noi?
Chi vuole tutto a modo suo, vive da solo, per questo imparare a bere vino diviene una metafora per fornire alla vita il senso della misura, l’accettazione del limite, l’accesso alla libertà che non degenera. Occorre riscoprire che la parola è l’elemento principale di ogni pasto, perché stare a tavola è molto più che nutrirsi: è vivere. Perché talvolta siamo ricchi di tante cose, ma poveri di tempo e di spazio per quanti abbiamo amato. Cosa conta veramente se non trovare qualcuno che creda in noi? Come fare altrimenti a credere negli altri e trovare un senso alla propria esistenza? Occorre essere fortunati, perché vivere è duro e bisogna imparare a vivere come si impara un mestiere, esercitare soprattutto la pazienza: non aver paura del sacrificio per l’altro.
Così la vecchiaia fa meno paura se si è stati capaci di sentire in grande, di avere avuto la fortuna di fare e trovare cose e persone per cui valeva la pena spendere la propria esistenza. Fa meno paura la solitudine se non ci si abbandona alla nostalgia e ci si rende disponibili a trasmettere ai giovani quello che ancora non sanno.
Cos’è questo libro? Retorica uso mano? Pillole sintomatiche di felicità? Morale a buon mercato? Oppure tutto questo e nulla di ciò. Basta saper scegliere e mettersi alla prova con ciò che si è scelto. Perché in fondo avere tempo, significa non avere tempo per tutto, l’importante è scegliere di avere tempo per leggere. Perché no, anche questo libro.
Chi è Enzo Bianchi
Fondatore e priore della Comunità di Bose fino al 2017. Già durante gli anni universitari aveva, insieme ad altri giovani di diverse confessioni cristiane, fondato un gruppo di studi biblici, sulla scorta del Concilio Vaticano II. Si laurea in economia e commercio a Torino, quindi si ritira in solitudine in una cascina a Bose, una frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea, con l’intenzione di dare inizio a una comunità monastica e per tre anni (dall’8 dicembre 1965) vivrà in solitudine. Si aggiungeranno poi uomini e donne che sceglieranno quella via di riflessione e lavoro. la comunità viene approvata dal Vescovo diocesano che raccoglie le prime professioni monastiche.
Enzo Bianchi, laico, è molto attivo all’interno della comunità, collaborando anche con importanti testate giornalistiche italiane (La Stampa, Avvenire, La Repubblica ed altre) e straniere (La Croux, La Vie, Panorama). Dirige fino al 2005 la rivista Parola, Spirito e Vita. È membro della rivista di teologia Concilium e fa parte del comitato scientifico di Biennale Democrazia. Nel 1983 ha fondato la casa editrice Edizioni Qiqajon Comunità di Bose dove si pubblicano testi di spiritualità biblica, patristica e monastica. Fino al 2017 è stato priore della comunità di Bose che conta un’ottantina di membri tra fratelli e sorelle di cinque diverse nazionalità ed è presente, oltre che a Bose, anche a Gerusalemme (Israele) e Ostuni (Br). Nel 2009 ha vinto il Premio Pavese con il libro Il pane di ieri. Tra gli ultimi suoi libri ricordiamo: Ritrovare la speranza; Nella libertà e per amore; L’amore scandaloso di Dio; Preghiera come ritmo del tempo.

Scheda del libro
Titolo: Ogni cosa ha la sua stagione.
Autore: Enzo Bianchi.
Editore: Einaudi
Anno edizione: 2014 (economica)
Pagine: 127 p.
EAN: 9788806221645
Prezzo: € 10,50.
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Classe 1977, consulente di comunicazione. Vivo fra Roma e l’Umbria. Prima e dopo la laurea sono passato per varie reincarnazioni: sarto, guerrilla marketer, responsabile ufficio stampa nel settore del trasporto aereo, ghost writer. Mi occupo dello sviluppo di progetti editoriali e organizzo festival letterari. Leggo libri, da scrittore sospeso ne scrivo recensioni.