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L’arte riparte – Silvia Signorelli: “I teatri, almeno quelli privati, non possono ripartire. Non hanno spettacoli né aiuti”

Last Updated on 22/05/2020

Nella settimana della ripartenza post lockdown, il punto di vista di alcuni promotori di appuntamenti artistici, teatrali e culturali, per fare il punto su ciò che è stato e, soprattutto, su ciò che sarà. L’intervista a Silvia Signorelli, ufficio stampa di teatro e spettacolo…

Silvia Signorelli
Silvia Signorelli

Silvia Signorelli, per chi si occupa di cultura e spettacolo a Roma e dintorni, non ha bisogno di presentazioni. Per tutti gli altri, l’importante è sapere che è un noto ufficio stampa specializzato nel settore dello spettacolo. Nel teatro in particolare. Alle sue spalle più di venti anni di esperienza e la gestione dei teatri più rinomati di tutta Italia, dal Teatro Brancaccio al Sala Umberto. Peccato che, come dice lei stessa, “Il mio lavoro in questo momento è morto, come lo sono anche i teatri”.

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Silvia, cosa hai fatto, lavorativamente parlando, durante il lockdown?

Durante questo periodo ho lavorato gratuitamente per dare voce alle persone con cui collaboro da anni, produzioni, teatri, artisti. Ho lavorato chiaramente da casa e con PC e telefono, cercando di mantenere un sistema lavoro quotidiano. All’inizio ho sperato che fosse un brutto sogno, poi è diventato un incubo.

L’emergenza, dal tuo punto di vista e da quello dei teatri che rappresenti, è stata gestita bene? Spiega perché e cosa sarebbe potuto andare meglio.

I teatri possono solo sperare di essere sentiti. I giornali, le radio e le tv ci hanno ascoltato, tra tg e web. Ma ad un certo punto hanno preferito, specialmente i quotidiani, parlare di concerti sui tetti, di letture da casa, di incontri tra attori. Insomma hanno preferito non approfondire i temi del disastro che si stava generando. Almeno la maggior parte. Sarebbe potuta andare meglio se ci avessero ascoltato di più.

Come ripartirà il teatro, sopratutto quelli che tu rappresenti, tra difficoltà e propositi.

I teatri, almeno i privati, a queste condizioni non possono ripartire. Non hanno spettacoli, non hanno pubblico, non hanno aiuti.

Quali gli spettacoli e quali modalità d’accesso ad oggi pensate?

Non è possibile parlare di accessi. Forse più avanti, ma assolutamente non ora. Spero che gli italiani si sveglino e ricomincino a vivere, senza paura ma con rispetto dell’altro. Tutta questa violenza mediatica sta trasformando la percezione dell’altro. E il teatro è condivisione, empatia, emozione.

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