Pechino pieghevole, la recensione del libro di Hao Jingfang
Last Updated on 29/09/2020
Tra science-fiction e realismo, una raccolta di racconti che descrivono mondi futuri: ma è il presente che si guarda allo specchio.

Hao Jingfang, classe 1984, è la prima autrice di fantascienza cinese ad essersi aggiudicata l’ambito Hugo Award, con il libro Pechino pieghevole, che esce ora in Italia edito da Add.
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Una Pechino “mobile”
Ci sono temi ricorrenti che compongono la raccolta. Temi che dietro l’ambientazione fantascientifica richiamano insistentemente la condizione contemporanea. La solitudine nella megalopoli, come quella del protagonista del racconto che dà il titolo al libro. Una città, Pechino, che è appunto “pieghevole”, nel senso letterale del termine. Si piega su se stessa, perché aria aperta e luce sono razionate, e non uguali per tutti. La città ruota, è mobile, sposta le sue parti tra aria aperta e sottosuolo. E va da sé che la parte maggiore di aria e luce spetta ai quartieri ricchi. Il sottoproletariato, addetto allo smaltimento dei rifiuti (perché in qualche modo bisogna tenerlo occupato) ha diritto a poche ore di luce, e neanche tutti i giorni. Il tempo di un ciclo di lavoro.
Il potere dell’arte
In tema caro alla scrittrice è quello del potere della cultura e dell’arte; e della necessità di svincolarle dalle strette del potere e della “cultura ufficiale”. Anche qui il discorso fantascientifico e metaforico nasconde serie ansie per il presente. Il tema è sviluppato nel dittico di racconti L’arpa tra cielo e terra e Al centro della prosperità (forse i due migliori della silloge). Gli alieni invasori uccidono i militari e risparmiano gli artisti. Anzi, promettono agli artisti una sorta di terra promessa dove esprimere liberamente, si fa per dire, tutti i loro talenti. Ma a che prezzo? I libri sono però anche il motore della scoperta; lo strumento che fa scattare la curiosità e l’avventura, come nel racconto Cerere in volo.
Un nuovo umanesimo tecnologico
Più in generale si potrebbe dire che il filo conduttore di questi racconti sia la ricerca di un nuovo umanesimo tecnologico. Una nuova coscienza dell’io in una civiltà in cui la spersonalizzazione è un dato di fatto. Gli ingranaggi oppressivi sono quelli della Pechino mobile, ma anche e soprattutto di una civiltà totalizzante che pretende il massimo dell’impegno e il minimo dell’espressione della personalità. Uscire da questo ciclo continuo diventa spesso un’esperienza allucinata (La clinica di montagna).
Pechino pieghevole, tra fantascienza e ultra-irrealismo.
Nei raccontindi Hao c’è spazio anche per una narrazione più morbida, meno distopica, di genere quasi favolistico. Sono le varie sfumature di quello che l’autrice definisce ultra-irrealismo. Ma la tendenza ad allegorizzare il presente resta, come nel racconto Palazzo Epang, in cui la statua del primo imperatore cinese prende vita e promette un’immortalità che puzza di falso come tutte le promesse di lunga vita e prosperità fatte dai governanti di tutte le epoche. O come l’ apologo, tra buddhismo e neoplatonismo, di Tra vita e morte. Insomma: tra conflitti di classe, spersonalizzazione e solitudine la fantascienza scrive del futuro ma parla del presente.
Scheda del libro
Titolo: Pechino pieghevole
Autore: Hao Jinfang
Editore: Add
Anno: 2020
Pagine: 352
ISBN: 9788867832767
Prezzo: 18 euro.
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“Come saremmo colti se conoscessimo bene solo cinque o sei libri”, scriveva Flaubert.
Luca Verrelli cerca di essere un buon lettore.
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