Il dipinto del 1819: La casa dei matti di Francisco Goya
Last Updated on 29/04/2021
La casa dei matti di Francisco de Goya, attualmente esposta a Madrid, rappresenta un ospedale psichiatrico: gli ospiti ritratti in svariate pose simboleggiano la follia dell’uomo libera dai suoi camuffamenti superficiali.

La genesi di questo dipinto, La casa dei matti (Casa de locos) o Il manicomio (Manicomio), di Francisco Goya risale tra il 1812 e il 1819. È una tavola ad olio che attualmente è esposta a Madrid, alla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando. E rappresenta un ospedale psichiatrico. Gli ospiti ritratti in svariate pose simboleggiano la follia dell’uomo libera dai suoi camuffamenti superficiali.
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Il riferimento alle architetture claustrofobiche di Giovanni Battista Piranesi
L’autore si lasciò ispirare dalle architetture claustrofobiche di Giovanni Battista Piranesi. Una finestra collocata in alto all’unica parete visibile risulta la sola fonte di luce del dipinto che tende a soffocare le figure sottostanti, costituite da diversi personaggi ben distinti e impegnati in comportamenti grotteschi e caricaturali. Così, mentre uno si presenta con un gran copricapo piumato, un altro si dimena portando un cappello a tricorno. Un altro ancora, poi, si mostra nell’atto di benedire l’osservatore. Molti personaggi, infine, sono nudi o comunque ricoperti da laceri cenci.
I pazzi come povere vittime emarginate e rifiutate dalla società
L’argomento della follia per Goya non era una novità. Lo aveva già trattato ne Il cortile dei lunatici, dipinto nel 1793. Qui l’autore aveva rappresentato un manicomio con una gran varietà di figure più individualizzate e caratterizzate, senza alcun ricorso ad idealizzazioni di sorta; in aggiunta si deve sottolineare che l’autore presenta i pazzi non tanto come grotteschi esemplari di uomini, ma come povere vittime emarginate e rifiutate da una società incapace di accoglierli.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.