Oscar italiani – Le notti di Cabiria (1957) di Fellini: un viaggio tra le piaghe più intime del sentimento
Il film premio Oscar come miglior film straniero. Un’opera magica che ha svelato il tragico riflesso della realtà tra le immagini delle illusioni e delle speranze umane. Con Giulietta Masina, Francois Périer e Franca Marzi.

Il film premio Oscar come miglior film straniero. Un’opera magica che ha svelato il tragico riflesso della realtà tra le immagini delle illusioni e delle speranze umane. Con Giulietta Masina, Francois Périer e Franca Marzi.
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Cabiria, una persona tra i personaggi
Fellini porta in scena con “Le notti di Cabiria” La poetica e commuovente storia di Cabiria (Giulietta Masina), una giovane prostituta. Il racconto di una donna che se pur soffrendo con il cuore, lotta con speranza contro le ombre viziate che abitano il magico teatro della vita. Cabiria privata di ogni maschera offre indifesa la tenera nudità della sua anima alla crudele realtà dell’esistenza. Una persona quindi tra i personaggi che animano quel palcoscenico carnevalesco con cui Fellini ama tradurre il reale, perché ne offre un’immagine di cosmica caoticità; quella che trasforma lo spirito individuale degli uomini nel vivo riflesso di quello del mondo. Da qui deriva La poesia felliniana, cioè dallo scontro e dalla riconciliazione romantica dell’animo umano con quello universale dell’umanità.
Le notti di Cabiria: l’armonia della disillusione
Un delicato processo metamorfico che Fellini dipinge sul volto di Giulietta Masina. Descrivendone, attraverso lo sguardo della macchina-cinema, le pieghe della speranza tradita, della tristezza disperata. Ma è il grande dolore di cui Cabiria è vittima ciò che la conduce alla pace, alla disillusione cioè di quelle umane speranze care all’individualità. Cosi che libera dalla materialità del futuro si abbandona all’unione con l’eternità dell’umanità; Cabiria si ricongiunge quindi con il disordinato spirito del mondo e il suo volto rinasce luminoso tra i volti. Attraverso la costruzione episodica della storia Fellini realizza la continuità dei contrasti; le speranze e la loro disillusione, la visione ingenua e pura di Gabiria e la realtà. Un conflitto da cui emerge la tragicità della sua persona. Perché teneramente sola in un mondo corale fatto di maschere e illusioni.
Tra realtà e immaginazione, la sequenza dell’illusionista
Di straordinario valore poetico ed artistico la sequenza in cui un illusionista chiama Cabiria sul palcoscenico come soggetto della sua magia. La quale sperimenterà, grazie ai trucchi telepatici del mago, una vivida visione. Quella dell’incontro con un amante che la corteggia e la ama. In preda ad uno stato allucinatorio, massima oggettivizzazione della sua rappresentazione mentale, Cabiria recita davanti al pubblico reale. Una scena che concettualizza la condizione e il destino della protagonista. Ma anche metafora stessa del cinema e della magia che opera sul reale. Il mago infatti sembrerebbe essere lo stesso regista che conduce il suo soggetto, attraverso l’illusione, nel regno dell’irreale. Una rappresentazione di rara poesia e fascino che celebra il potere del dispositivo cinematografico di trasformare la realtà in immaginario. Spazio privato della sensibilità umana.
“…un’opera di toccante umanità…”
Fellini realizza un’opera di toccante umanità, perché ha saputo dirigere verso il cuore del pubblico il dolore di Cabiria. Dalla trasparenza del suo sguardo infatti assistiamo all’autenticità di un’anima ingenua su cui si riflettono le opache finzioni e le maschere del mondo. Fellini abbraccia così la tragicità, quella della fragilità umana, ma con un cinema che dichiara l’amore per lo spettacolo della vita. Una sua gioiosa messa in scena capace di svelarne le verità più profonde, quelle dell’animo umano.
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Classe 1996 , laureato presso la facoltà di lettere e filosofia. Il mio interesse per l’arte, declinata nella forma dell’immagine, ha suscitato in me il desiderio di osservarla e amarla attraverso una continua ricerca e analisi delle sue forme e significati. Influenzato dalla magia del rito teatrale ricerco nel cinema quella stessa capacità di trasportare lo sguardo dello spettatore aldilà della rappresentazione.