Oscar italiani – Sciuscià di Vittorio De Sica, la poetica immagine di una realtà ferita e che ha ferito
“Sciuscià” (1946) di Vittorio De Sica con Franco Interlenghi, Rinaldo Smordoni ed Emilio Cigoli. Capolavoro del neorealismo e primo Oscar italiano come miglior film straniero. Un’autentica e poetica immagine di una realtà ferita e che ha ferito.

“Sciuscià” il film di Vittorio De Sica vincitore onorario del primo Oscar come miglior film straniero nella storia della cinematografia italiana, documenta la crisi sociale e morale del dopo guerra italiano attraverso la trasparenza di un cinema che ha saputo indagare la cruda tragicità della vita
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Due ragazzi ancora troppo giovani…
Ed è quella di Pasquale (Franco Interlenghi) e Giuseppe (Rinaldo Smordoni), due giovanissimi ragazzi della strada, la storia attraverso cui il regista porta in scena il dramma della realtà. Due lustra scarpe, due sciuscià, il cui destino li condurrà dalla speranzosa e amara sopravvivenza della strada alla disperata e dolorosa lotta della galera. Spinti dalla necessità ma anche dal desiderio di esistere come uomini, cioè come individui, i due giovani sacrificano la loro innocenza prima di fare i conti con la loro fragilità. Affrontando cosi un mondo che gli ha accolti tra i suoi dolori e difficoltà più grandi per trasformargli nei testimoni di una verità che non vorremmo conoscere.
I figli di un fallimento
Un cammino tragico che De Sica ha affrontato con uno sguardo ferito ed umano. Come quello di un padre impotente di fronte la disgrazia dei suoi figli. Quei figli la cui unica colpa risiede nel fallimento della storia, in quello del loro popolo. Da qui la nuda e disillusa denuncia di un regista. Ma ancor prima quella di un uomo che ha saputo osservare la verità attraverso il sensibile sguardo dell’innocenza infantile. La cui debole voce rivolta alla giustizia ha risuonato nelle sale cinematografiche del mondo come un lontano grido sordo eppure ancora così forte.
Il caos del reale
Entriamo con il cinema di De Sica in un mondo fatto di confuso rumore, nato dall’autenticità della vita che si consuma nel disordine delle strade, come quella romana di via Veneto, e negli spazi del carcere minorile. Qui dove l’assordante e velocissimo caos degli eventi sembra aver reso cieca la vista dell’anima, sembra averla disumanizzata. De Sica con nostalgica umanità ne ricerca il corpo tradito di quella vista, e lo fa tra le ombre che l’hanno infestata ed oscurata.
Un’immagine che respira…
Capolavoro e monumento storico del movimento neorealista compie l’opera più imprevedibile del cinema. Cioè quella di svelare la verità del reale ma offrendone l’autentico riflesso della sua immagine; così da trasformare il semplice e sincero racconto di un dramma nella carne mortale dell’umanità.
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Classe 1996 , laureato presso la facoltà di lettere e filosofia. Il mio interesse per l’arte, declinata nella forma dell’immagine, ha suscitato in me il desiderio di osservarla e amarla attraverso una continua ricerca e analisi delle sue forme e significati. Influenzato dalla magia del rito teatrale ricerco nel cinema quella stessa capacità di trasportare lo sguardo dello spettatore aldilà della rappresentazione.