Tredici lune, la recensione del libro di Alessandro Gazoia
Pubblicato da nottetempo, Tredici lune è un romanzo, scritto da Alessandro Gazoia, ambientato nei mesi del lockdown, tra amore, libri e isolamento.

Il romanzo di Alessandro Gazoia è ambientato durante il lockdown della primavera del 2020. Raccontare il contemporaneo, e in particolare quest’ultimo anno, con l’isolamento, lo spaesamento, la paura dei mesi appena trascorsi non è semplice; Tredici lune però aggira i rischi della materia in maniera naturale, e lo fa semplicemente prendendoli di petto. Mettendoli dritti sulla pagina. D’altronde la letteratura risponde anche ad una esigenza precisa: l’urgenza del raccontare, e testimoniare in tempo reale quel che succede. Anche perché, e questo ce l’ha insegnato il neorealismo nel secondo dopoguerra, la “ricostruzione” passa anche attraverso il racconto, attraverso i libri e la sistemazione che la letteratura fa (o tenta di fare) dei fatti accaduti e soprattutto dei traumi collettivi.
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Tredici lune: la trama
Il romanzo è la storia dell’isolamento di un giovane editor, la cui storia d’amore, a distanza, è stata “interrotta” dal lockdown. Il lavoro, già di per sé abbastanza “smart” continua, e si adatta alla nuova situazione. Il libro, insomma, è una testimonianza amara sul “fare” i libri, sul gestire un settore in crisi perenne nel tempo di una crisi ancora più grande. Ecco allora che le idiosincrasie e i capricci degli scrittori mediocri, in cerca di attenzione, fosse anche soltanto da chi nell’editoria ci lavora, acquistano un nuovo senso.
Così come le vicende varie dei ghostwriter, alla ricerca del virologo o del politico di turno per cui farsi “fantasma” e trovare la via giusta per il “libro-covid” che possa funzionare e non sembrare un’opera di sciacallaggio su un corpo, non solo metaforicamente, ancora caldo. E poi c’è la storia d’amore, un amore lontano e forse finito che porta fuori dalla pagine dei libri e ricorda al protagonista e a noi quel che è stato l’ultimo anno che abbiamo vissuto.
Il tempo dell’inazione
Tredici lune è un romanzo, insomma, che oscilla costantemente tra la memoria e la costruzione metaletteraria. Quest’ultima si esplicita nel suo dialogare, più o meno inevitabilmente, coi fondamenti della letteratura “pestilenziale”. La presenza di racconti alternati alla cornice della storia principale, le “Microdemie”, trasforma il libro in una specie di piccolo Decameron da camera. C’è addirittura il filosofo Giorgio Agamben che diventa, tragicomicamente, una specie di manzoniano Don Ferrante contemporaneo; un personaggio che forse è specchio meno deformante di quanto possa sembrare della “follia” di quei primi mesi di pandemia. Ma a parte tutto questo dialogo con altri libri il romanzo ha anche una profondità umana che ci riporta ad un presente condiviso.
La vicenda infatti, diventa subito una riflessione, amara, sul tempo dell’inazione, sullo stare “fermi” davanti alla tragedia. E viene fuori quello che in fondo abbiamo vissuto tutti in quei, e in questi, giorni. Quel misto di panico, spavento, e incertezza; ma anche quell’ansia costante che diventava di tanto in tanto una strana e apocalittica euforia. Abbiamo vissuto e viviamo strani giorni: uno dei compiti della letteratura è e sarà quello di raccontarli. E l’inazione smette di essere tale.
Scheda del libro
Titolo: Tredici lune
Autore: Alessandro Gazoia
Editore: nottetempo
Anno: 2021
Pagine: 204
ISBN: 9788874528820
Prezzo: 15 euro.
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“Come saremmo colti se conoscessimo bene solo cinque o sei libri”, scriveva Flaubert.
Luca Verrelli cerca di essere un buon lettore.