Il dipinto del 1888 – “La camera di Vincent ad Arles” di Van Gogh e il suo commento
Last Updated on 05/03/2021
La camera di Vincent ad Arles è il nome di tre dipinti, tutti ad olio su tela, che il pittore olandese Vincent van Gogh produsse tra il 1888 e il 1889. Il pittore ne parlò così: “Mi ha enormemente divertito fare questo interno senza nulla, con una semplicità alla Seurat”.

La camera di Vincent ad Arles è il nome di tre dipinti, tutti ad olio su tela, che il pittore olandese Vincent van Gogh produsse tra il 1888 e il 1889. Attualmente a custodirli sono il Van Gogh Museum di Amsterdam, l’Art Institute of Chicago e il museo d’Orsay di Parigi.
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Analisi e date delle opere
Il dipinto ritrae la camera da letto di Vincent nella «casa gialla» di Arles. Qui l’artista si era rifugiato e sperava di installarvi un atelier di pittori avanguardisti. Vincent ne produsse tre versioni, tuttora esistenti. Eseguì la prima, che attualmente si trova ad Amsterdam, nell’ottobre 1888. Particolarmente interessanti risultano le seconde, in quanto van Gogh le realizzò al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, dove si ricoverò volontariamente. Sembrava che l’artista volesse aggrapparsi ai ricordi felici e recuperare il periodo vissuto ad Arles.
“Mi ha enormemente divertito fare questo interno senza nulla”, scrisse Van Gogh
La soggettività dell’artista assume un ruolo fondamentale in quest’opera. Van Gogh, così, utilizza il colore nero in veste di controbilanciatore cromatico nei confronti del rosso e verde, del giallo e viola, del blu e arancio. Ecco al riguardo un suo commento:
«Ho fatto, sempre per uso mio, un quadro largo 30 della mia camera da letto, con i mobili di legno che conoscete. Ebbene, mi ha enormemente divertito fare questo interno senza nulla, con una semplicità alla Seurat. A tinte piatte ma stese grossolanamente, a pieno impasto, i muri di un lilla pallido, il pavimento di un rosso spezzato e stinto, le sedie e il letto giallo cromo, i cuscini e il lenzuolo di un verde limone molto pallido, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino blu, la finestra verde. Avrei voluto esprimere un assoluto riposo con tutti questi toni così diversi, lo vedete, e in cui di bianco non c’è che la piccola nota data dallo specchio con la cornice nera».
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.