Il dipinto del 1900 – La genesi de Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Fu il pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo a realizzare, tra il 1898 e il 1901, Il quarto stato. Ma come nasce questo quadro, attualmente custodito dal Museo del Novecento di Milano, e a cosa si ispira?

Fu il pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo a realizzare, tra il 1898 e il 1901, Il quarto stato. Il dipinto, olio su tela, 293 x 545 cm, è attualmente custodito dal Museo del Novecento di Milano.
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La genesi dell’opera
Pellizza nel 1898 volle riprendere per la terza volta il lavoro sul «più grande manifesto che il proletariato italiano possa vantare fra l’Otto e il Novecento». A spingerlo fu soprattutto il brutale massacro di Bava-Beccaris a Milano oltre all’insoddisfazione provata circa il risultato tecnico-artistico della Fiumana. Voleva ad ogni costo rendere la fiumana più tumultuosa e irruente, pertanto si proponeva di farla «avanzare a cuneo verso l’osservatore», nonché di migliorare i valori cromatici.
Così, con queste basi, nel suddetto anno stese Il cammino dei lavoratori. In aggiunta, in questo bozzetto preparatorio, per far risaltare maggiormente la gestualità dei lavoratori, vi aggiunse notazioni realistiche. Quindi le prime file che evidenziano una maggiore plasticità, portano a «infossare come fiumana la parte finale della schiera, sotto un cielo articolato in spazi sereni e in turbinose nuvole». Una gamma di cromie calde tendenti all’ocra-rosato e disposte con pennellate fatte di lineette e puntini, modulano le immagini e evidenziano tale dinamismo. Lo stesso artista racconta la tecnica pittorica all’amico Mucchi con una lettera datata 18 maggio 1898.
Il corteo, incedendo lento e sicuro e senza alcun segno di violenza, fa pensare ad un’inevitabile vittoria
L’artista nell’opera rappresenta un gruppo di braccianti in protesta che marcia in una piazza, forse quella di Malaspina di Volpedo. Il corteo, incedendo lento e sicuro e senza alcun segno di violenza, fa pensare ad un’inevitabile vittoria. D’altronde le intenzioni del Pellizza consistevano nel dare vita a «una massa di popolo, di lavoratori della terra, i quali intelligenti, forti, robusti, uniti, s’avanzano come fiumana travolgente ogni ostacolo che si frappone per raggiungere luogo ov’ella trova equilibrio».
Il dipinto per la sua ricchezza di significato, si discosta da quello dei precedenti, come Ambasciatori della fame e Fiumana. D’altronde anteriormente Pellizza desiderava solo disegnare una manifestazione di strada. Questo raccontano altre opere coeve e precisamente La piazza Caricamento a Genova di Nomellini e L’oratore di sciopero di Longoni. Celebrare l’imporsi del «quarto stato», della classe operaia a fianco del ceto borghese era ora il suo convinto desiderio.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.