Il dio degli incroci: la recensione del libro di Stefano Cascavilla
Tra reportage, libro di viaggio e riflessione filosofica e poetica il libro di Stefano Cascavilla va alla ricerca del “Genius loci” dimenticato: per un rinnovato rapporto con la Natura. Edito da Exòrma.

Il libro di Stefano Cascavilla, edito da Exòrma, si interroga su un’idea precisa: quando i luoghi sono diventati soltanto “luoghi” e hanno perso la loro sacralità? “Nessun luogo è senza genio” dicevano gli antichi. Questi geni, però, sono stati spazzati via dalla modernità. È possibile, oggi, ritrovarli? Tra il resoconto di viaggio e la trattazione filosofica in libro di Cascavilla cerca proprio di rispondere a questa domanda.
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Alla ricerca del Genius loci
L’autore va alla ricerca della sacralità dei luoghi; un sacro perduto da tempo, difficile da trovare perché spesso è il luogo stesso che manca. La modernità ha trasformato gli spazi senza prendere in considerazione i luoghi, cioè senza domandarsi il valore culturale e cultuale di quello che ci circonda. D’altronde il moderno è caratterizzato, molto spesso, più che da luoghi da “non luoghi”, per restare alla fortunata definizione di Marc Augé.
È per questo che importante è il cammino, in questo tentativo di riconnessione; perché è un momento di incontro continuo. Ed è anche e soprattutto un momento di scoperta e di ricongiungimento emotivo con il paesaggio. E in questo ci aiuta il concetto di incrocio; idea spaziale ma anche e soprattutto metafora “psicogeografica”. Gli incroci, insomma, tornano ad essere quei luoghi significanti che erano nel passato tradizionale. O così cercano di fare, se ci si accosta ad essi con il giusto atteggiamento, o forse con un rinnovato atto di fede. Tornano gli incroci delle erme e delle edicole votive; o quelli in cui si rischiava di incontrare il diavolo che ci insegna a suonare il blues.
Il genio, il paesaggio è l’anima del mondo
Sulla scia di Bruce Chatwin, della tradizione antropologica ed etnografica del Novecento, il libro mette insieme ricordi e resoconti di viaggio con una riflessione più generale. Una ricerca che mescola l’analisi junghiana e quella di Hillmann, la mitologia e la poesia. Il concetto di Genius loci si fonde con quello neoplatonico di anima mundi, e con molti altri rimandi dalle culture più diverse. Il tutto perseguendo l’idea di una riappropriazione del naturale che non è un semplicistico “ritorno al passato”; si tratta più che altro di rinnovare il dialogo perduto con una componente importante del nostro essere. Una componente che non può più essere considersta come qualcosa che sta “sullo sfondo”, lontana e distaccata.
Il paesaggio inteso come luogo “sacro”, selvatico e autentico
Per questo motivo il libro è permeato da una volontà di riappropriazione, del paesaggio innanzitutto; inteso come luogo “sacro” e selvatico (la wilderness, idea chiave per una riappropriazione autentica del paesaggio), e quindi autentico. L’idea di fondo è quella di “costruire una valida alternativa al nostro modo di considerare la Natura”. La ricerca di un sincretismo pervade tutto il libro: ogni luogo ha il suo genio e questo vale dappertutto e per tutti, così pare dirci l’autore con le sue innumerevoli esperienze. E questo discorso di antropologia poetica si fa affascinante proprio quando l’esperienza personale prende il sopravvento; allora i luoghi diventano davvero luoghi di un’anima; ma di un’anima collettiva, del mondo.
Scheda del libro
Titolo: Il dio degli incroci
Autore: Stefano Cascavilla
Editore: Exòrma
Anno: 2021
Pagine: 288
ISBN: 9788831461207
Prezzo: 16 Euro
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“Come saremmo colti se conoscessimo bene solo cinque o sei libri”, scriveva Flaubert.
Luca Verrelli cerca di essere un buon lettore.