La vera storia dello scatto di Neil Armstrong a Buzz Aldrin
Era il 20 luglio 1969 quando l’Apollo 11 atterrava sulla Luna davanti a milioni di spettatori. E ancora oggi, a distanza di oltre 50 anni, c’è chi contesta la veridicità di tale evento. La quasi totalità delle foto della missione hanno Aldrin come soggetto, poiché normalmente era Neil Armstrong a usare la macchina fotografica.

Era il 20 luglio 1969 quando l’Apollo 11 atterrava sulla Luna davanti a milioni di spettatori. E ancora oggi, a distanza di oltre 50 anni, c’è chi contesta la veridicità di tale evento che vide protagonisti Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Secondo alcuni sarebbe il cineasta Stanley Kubrick ad aver filmato negli studi i primi passi dell’uomo sulla Luna.
Le teorie della cospirazione
Sono state evidenziate anche delle presunte anomalie nelle fotografie scattate dagli astronauti. Le argomenta, anche approfonditamente, il cortometraggio di Craig Tipley del 2001, “Teoria della Cospirazione: siamo stati sulla Luna?”. Anche William Karel, regista di “Operazione Luna” del 2004, presenta gli avvenimenti come se dubitasse della veridicità della trasmissione in diretta.
Chi ha scattato quelle foto
La quasi totalità delle foto della missione Apollo 11 che ritraggano un astronauta hanno Aldrin come soggetto, poiché normalmente era Armstrong a usare la macchina fotografica. Quest’ultimo compare solo in due scatti di scarsa qualità e in un altro in cui compare riflesso sulla visiera della tuta spaziale di Aldrin.
Quella pausa “sospetta” prima di scendere la scaletta
Quando toccò ad Aldrin scendere la scaletta per raggiungere il territorio lunare, nella registrazione video lo si vede immobile sulla scalinata. In un’intervista dichiarò che gli astronauti dovevano fermarsi una decina di secondi alla base della scala per limitarsi a controllare la stabilità. Egli approfittò di quel momento per riempire il sacco dell’urina, così da non doversene occupare dopo.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.