È stata la mano di Dio, il film autobiografico di Sorrentino tra sogni e drammi
Uscirà nei cinema il 24 novembre, poi su Netflix dal 15 dicembre 2021, È stata la mano di Dio, vincitore del Leone d’Argento e del Premio Marcello Mastroianni alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film è stato anche scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar…

Uscirà nei cinema il 24 novembre, poi su Netflix dal 15 dicembre 2021, È stata la mano di Dio, vincitore del Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria e del Premio Marcello Mastroianni (a Filippo Scotti, come migliore attore emergente) alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, che è stato scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar, ha ricevuto tre candidature agli European Film Awards, per miglior film, regia e sceneggiatura. È stata la mano di Dio è un film di intimo, introspettivo, in cui il regista racconta la sua storia personale. Nel cast anche Toni Servillo e Luisa Ranieri. Durata 130 minuti.
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Sinossi del film
Dal regista e sceneggiatore Premio Oscar Paolo Sorrentino (Il Divo, La grande bellezza, The Young Pope) la storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Una vicenda costellata da gioie inattese, come l’arrivo della leggenda del calcio Diego Maradona, e una tragedia altrettanto inattesa. Ma il destino trama dietro le quinte e gioia e tragedia s’intrecciano, indicando la strada per il futuro di Fabietto. Sorrentino torna nella sua città natale per raccontare la sua storia più personale, un racconto di destino e famiglia, sport e cinema, amore e perdita.
Il nostro commento
Il film di Sorrentino, che sembra tante volte omaggiare anche il cinema di Fellini, sembra spaccato a metà con varie contaminazioni tra commedia e dramma: la famiglia allegra con tutte le sue fragilità, la speranza di un sogno, seppur calcistico e legato all’arrivo di Maradona, i desideri di una carnalità non ancora espressa. A far da cornice bellissime immagini, quadri e inquadrature, a cui il regista ci ha ormai abituato negli anni. Poi la tragedia, il crollo, la disperazione: i comprimari “leggeri” escono di scena, le sottotrame si chiudono e rimangono una manciata di personaggi impegnati disperatamente a lottare, sperare, amarsi. Fabietto/Paolo Sorrentino in primis. Le emozioni sono palpabili, i sogni sembrano quasi concreti, le sfumature assumono connotazioni inedite.
Il regista: “C’è voluto più coraggio a scriverlo che a farlo”
“C’è voluto più coraggio a scriverlo che a farlo – racconta il regista – perché poi sul set, anche se ci sono stati momenti emozionanti, ci sono le scelte e i problemi pratici che ti salvano e ti fanno superare quasi del tutto le paure. Mi sono deciso ora – prosegue il premio Oscar – forse perché ho l’età giusta, quella in cui si fanno i bilanci, ho fatto 50 anni, e tutto quell’amore vissuto e tutto quel dolore potevano essere declinati in un racconto cinematografico, mi sono sentito insomma abbastanza grande o maturo per affrontarlo. Io sono molto pauroso nella vita, al cinema invece accade il contrario, mi sembra di essere stato finora coraggioso, ma per questo film tutto era diverso. La priorità è stata non tradire quei sentimenti vissuti all’epoca dei fatti, fare un film semplice, essenziale e lasciar passare sentimenti ed emozioni”.
Il trailer di “È stata la mano di Dio”
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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