Il dipinto del 1902 – L’”inaccettabile” Ruby, Gold and Malachite di Henry Scott Tuke
Ruby, Gold and Malachite (Rubino, oro e malachite) è un olio su tela dipinto nel 1902 dal ritrattista britannico ottocentesco Henry Scott Tuke. Acquistato dalla corporazione della Città di Londra, la tela può essere oggi ammirata alla Guildhall Art Gallery

Ruby, Gold and Malachite (Rubino, oro e malachite) è un olio su tela dipinto nel 1902 dal ritrattista britannico ottocentesco Henry Scott Tuke. Acquistato dalla corporazione della Città di Londra, la tela può essere oggi ammirata alla Guildhall Art Gallery.
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Analisi dell’opera
Uno dei più grandi successi del pittore, raffigura sei maschi adolescenti mentre stanno facendo il bagno in mare nudi o seminudi. Si trovano al largo di Newporth Beach, nei pressi di Falmouth. Fu esposto per la prima volta alla “Royal Academy summer exhibition” di Piccadilly quello stesso anno, assieme a “The Run Home” e “Portrait of Alfred de Pass”.
L’attacco della critica
L’artista, per i suoi quadri, ha utilizzato come modelli regolarmente gli stessi ragazzi, tra cui i fratelli Richard e Georgie Fouracre, Bert White, Harry Cleave e Charlie Mitchell. Le sue opere subirono un duro attacco della critica, considerate addirittura inaccettabili. Il suo lavoro ricevette popolarità e fama negli anni settanta, grazie soprattutto al movimento di liberazione omosessuale.
La difficile interpretazione del quadro di Henry Scott Tuke
Il dipinto può essere letto in diversi modi: celebrazione della mascolinità atletica, rappresentazione dell’innocenza della gioventù, rimando a un perduto idillio rurale con reminiscenze d’Arcadia. E ancora rappresentazione dei figli dell’impero britannico ai tempi della guerra anglo-boera e celebrazione del piacere e critica implicita della militarizzazione della gioventù maschile.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.