Il dipinto del 1924 – Chi sono i protagonisti di “Amore: discorso primo” di Leonardo Dudreville
Amore: discorso primo è una delle opere più famose di Leonardo Dudreville, oggi proprietà delle collezioni d’arte della Fondazione Cariplo. L’artista è stato fra gli iniziatori del movimento artistico del “Novecento” nel 1922 a Milano e fu esponente di spicco dell’iperrealismo italiano durante il ventennio

Eseguito nel 1924, Amore: discorso primo è una delle opere più famose di Leonardo Dudreville, oggi proprietà delle collezioni d’arte della Fondazione Cariplo. L’artista (Venezia, 4 aprile 1885 – Ghiffa, 13 gennaio 1976) è stato fra gli iniziatori del movimento artistico del “Novecento” nel 1922 a Milano e fu esponente di spicco dell’iperrealismo italiano durante il ventennio.
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Analisi dell’opera
Nell’edificio raffigurato sono presenti diverse manifestazioni dell’amore: quello umano, animale, artistico, sacro, quello delle varie età. E ancora coniugale, peccaminoso, desiderato, dimenticato. Diversi i rimandi autobiografici: oltre all’ambientazione veneziana, nel riquadro in alto a sinistra il pittore si autoritrae con il bicchiere in mano, a destra suo padre è intento nella lettura, e al centro Marcella, la sua prima compagna, con un bambino.
La gestazione e la critica
Il dipinto, come scritto da Dudreville nelle sue memorie, ebbe una gestazione di tre anni. Nel 1924 fu l’unica opera con cui Dudreville partecipò alla mostra Sei pittori del Novecento allestita alla Biennale di Venezia. L’opera, considerata anche dai critici uno dei suoi lavori più impegnativi dopo il ritorno dall’astrattismo al realismo, fu giudicata da Ugo Nebbia “ingeniosissima, greve di concetto”, mentre Margherita Sarfatti la definì “troppo vasta […] e narrativa e dimostrativa più che non pittoresca e plastica”.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.