Cinema e Arte – Madre! di Darren Aronofsky
Last Updated on 01/02/2023
L’acclamato regista di The Wrestler e Il cigno nero trasforma il tormento di uno scrittore alle prese con blocchi e ispirazioni in un horror ricco di metafore e simbolismi

Gli horror del genere home invasion iniziano generalmente con la coppietta felice e innamorata, nella bella villa isolata, che si trova alla porta degli estranei che con una scusa entreranno nella loro casa e distruggeranno le loro vite. L’inizio di Madre! È ricalcato su questo genere, ma con una piccola, grande differenza: l’orrore e l’angoscia sono già nella casa quando gli estranei arrivano.
La trama del film
Sin dalle prime scene in cui vediamo Jennifer Lawrence svegliarsi e accorgersi che il marito non è più a letto accanto a lei, appare subito chiaro il terrore nei suoi occhi, come se già qualcosa sia nell’aria, come se già sappia cosa sta per accadere. Suo marito (Javier Bardem) è uno scrittore molto più vecchio di lei, alle prese col classico blocco e totalmente assorbito dalla sua ricerca di ispirazione. Quando una coppia di coniugi, senza tanti complimenti, piomberà nella loro casa e nella loro vita privata, il malessere della protagonista si farà sempre più evidente, mentre suo marito vivrà quest’interferenza con entusiasmo, certo che questa novità lo aiuterà a sbloccarsi nel lavoro. Da questo momento in poi, com’è ovvio, la situazione degenererà. Alla grande.
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La musa
Dopo l’inutile e a tratti demenziale Noah, Darren Aronofsky torna con questo horror esagerato e dalle alte aspirazioni, ma resta comunque sul tema biblico con una Jennifer Lawrence-Madonna-Madre Coraggio votata al sacrificio, ignorata dal marito, impotente contro le continue invasioni esterne e maltrattata da sconosciuti. Si muove eterea tra le stanze di una casa che è un luogo magico, un’entità vivente e pulsante, nel costante e ossessivo tentativo di lasciare fuori il resto del mondo, isolarsi col consorte e coronare finalmente il suo sogno di maternità, per poi, sacrificio estremo, farsi metafora di qualcosa di altro, qualcosa di alto. Il regista le incolla la telecamera addosso e non la molla per tutto il film.

Il nostro commento
L’idea di Aronofsky di raccontare l’artista e la sua ispirazione facendo di lei, e non lui, la protagonista della storia, è originale e ben riuscita, e il discorso che c’è dietro, sullo stato dell’arte al tempo delle masse, sulla creazione artistica e il sacrificio che ne consegue, sono tutti ottimi spunti di riflessione. Ma la metafora si esaurisce presto e, dopo un’alegante e tesa prima parte (dove Michelle Pfeiffer e Ed Harris la fanno da padroni), nella seconda parte ciò che era stato suggerito con finezza nella prima viene per lo più ripetuto, e con molta meno grazia, scadendo molto presto nel didascalico per poi scivolare nel delirio puro. Come già in alcuni (perdonabili) attimi de Il cigno nero, Aronofsky si fa prendere un po’ troppo la mano, ma stavolta non solo per qualche istante.
In questo senso Madre! non è un film per tutti, ma solo per quegli spettatori col pelo sullo stomaco, che riescono a superare vagine sanguinanti che si aprono nel parquet, risse e sparatorie che si manifestano improvvisamente nel salone, sacrifici religiosi in cucina e atti di cannibalismo sul pianerottolo, e vedere cosa c’è dietro tutto questo.
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Mio padre è Andrej Tarkovskij, mia madre è Sarah Connor. Onnivora di cinema, ho imparato a memoria IMDB. Vorrei vivere dentro “L’Eglise d’Auvers-sur-Oise” di Van Gogh, essere fotografata da Diane Arbus e scolpita da Canova. Vorrei che Hemingway scrivesse di me, che Hendrix mi dedicasse una canzone e che Renzo Piano mi intitolasse un grattacielo. Per quest’ultimo sono ancora in tempo.
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