Ridere fino alle lacrime – 10 film di Mario Monicelli, da Guardie e ladri a Parenti serpenti
Con lucida e feroce ironia e un perfetto equilibrio tra comicità e dramma, Mario Monicelli è stato l’inventore di un nuovo genere: la commedia all’italiana. Percorriamo la sua carriera attraverso dieci dei suoi migliori titoli.

Guardie e Ladri (1951)
Scritto e diretto a quattro mani con Steno e interpretato da due giganti, Totò e Aldo Fabrizi, Guardie e Ladri racconta la storia di un truffatore e di un poliziotto. Sullo sfondo della miseria del dopoguerra i due si rincorrono dando vita a situazioni comiche, ma quando alla fine si affronteranno faccia a faccia, scopriranno di non essere poi così diversi.
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I soliti ignoti (1958) e La grande guerra (1959), la commedia all’italiana firmata Monicelli
Nasce con questi film la commedia all’italiana; non più avanspettacolo e situazioni surreali, ma una comicità che incontra il neorealismo e si mescola col dramma. La gente comune e i loro problemi di tutti i giorni diventano protagonisti e mezzo per fotografare una nazione e il momento storico che sta attraversando. I soliti ignoti e La grande guerra sono le massime espressioni di questo genere, due veri capolavori celebrati e amati da critica e pubblico.
L’armata Brancaleone (1966) e Brancaleone alle crociate (1970)
Le avventure di Brancaleone da Norcia (Vittorio Gassman) e della sua strampalata compagnia di reietti e disgraziati sono entrati di diritto nella storia del cinema italiano e nella nostra stessa cultura. Monicelli dipinge un medioevo cupo e violento, popolato da disperati e malati; ma, toccati dalla sua immancabile ironia, i personaggi diventano assolutamente indimenticabili.
La ragazza con la pistola (1968)
La giovane siciliana Assunta (Monica Vitti) viene “disonorata” dal dongiovanni Vincenzo (Carlo Giuffrè), che poi fugge. Intenzionata a lavare col sangue il torto subito, Assunta, armata di pistola, seguirà Vincenzo fino in Gran Bretagna. Sono gli anni della swinging London e per la giovane non sarà facile muoversi in questo mondo tanto lontano dal suo. Alla fine però sarà proprio l’impatto con la nuova realtà a portare Assunta a una crescita personale e a un giusto epilogo della sua ricerca di vendetta.
Amici miei (1975) e Amici miei atto II (1982)
Veri film di culto, la serie di Amici Miei ha addirittura coniato termini entrati ormai di diritto nel vocabolario italiano. Le “supercazzole” e le “zingarate” di questi cinque amici fiorentini che amano fare e farsi scherzi, sono uno sfogo dei loro disagi, una divertente terapia di gruppo. Si ride, ci si commuove, si riflette, in puro stile Monicelli.

Il marchese del grillo (1981), uno dei capolavori di Monicelli
Era il 1981 e un Alberto Sordi ormai un po’ in là con gli anni ci regalava una (doppia) interpretazione tra le sue migliori e un personaggio, quello del marchese, davvero straordinario. Dissacrante, acuto e smaliziato, il Marchese Onofrio del Grillo si muove nella Roma papalina con la sicurezza di chi sa di poter fare ciò che vuole; anche coinvolgere, a sua insaputa, il sosia Gasperino, umile carbonaio, in un divertente scambio di persona.
Parenti serpenti (1992)
Una numerosa famiglia si riunisce per festeggiare il Natale. Tutto procede bene, finché i genitori, ormai anziani, fanno un annuncio che sconvolgerà i presenti. Monicelli smaschera con feroce ironia le ipocrisie della famiglia italiana e di quella piccola borghesia che, dietro un’apparenza costruita, nasconde atroci segreti. Non ci sono sconti per nessuno, e l’escalation di crudeltà raggiunge il culmine con un inaspettato, agghiacciante finale.
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Mio padre è Andrej Tarkovskij, mia madre è Sarah Connor. Onnivora di cinema, ho imparato a memoria IMDB. Vorrei vivere dentro “L’Eglise d’Auvers-sur-Oise” di Van Gogh, essere fotografata da Diane Arbus e scolpita da Canova. Vorrei che Hemingway scrivesse di me, che Hendrix mi dedicasse una canzone e che Renzo Piano mi intitolasse un grattacielo. Per quest’ultimo sono ancora in tempo.