Il dipinto del 1851: Ophelia di John Everett Millais
Fu il pittore preraffaellita John Everett Millais a realizzare Ophelia, nel biennio 1851-1852. Si tratta di un dipinto a olio su tela oggi appartente alla collezione della Tate Gallery di Londra. Un omaggio, ovviamente, a uno dei protagonisti dell’Amleto di William Shakespeare...

Fu il pittore preraffaellita John Everett Millais a realizzare Ophelia, nel biennio 1851-1852. Si tratta di un dipinto a olio su tela di 76,2×111,8 cm e appartiene alla collezione della Tate Gallery di Londra. Un omaggio, ovviamente, a Ofelia, uno dei protagonisti dell’Amleto di William Shakespeare.
Leggi gli altri articoli delle rubriche “Il dipinto dell’anno” e “Curiosità sui capolavori dell’arte” su Uozzart.com
Analisi dell’opera
Ofelia si presenta distesa sulla superficie fluttuante, proprio appena caduta nel ruscello. Dalle sue mani aperte fuoriescono i fiori del mazzo che si disperdono sulle acque in uno spazio efficacemente autentico. Ci sono, infatti, alcuni animali, tra cui un pettirosso ed un ratto d’acqua, e persino un teschio, che completano la scenografia. La ragazza non oppone alcuna resistenza alla corrente, anzi vi si abbandona completamente. E questo sarà il suo fangoso sepolcro.
Il ruolo dei fiori nell’interpretazione di Millais
Millais attribuisce alla flora ivi rappresentata un forte valore simbolico. Si discute, infatti, sul perché di tale raffigurazione. Molto probabilmente perché l’autore ha attinto direttamente dalla tragedia shakesperiana, ma soprattutto, per il denso valore simbolico. I fiori sparsi vogliono evidenziare, dunque, la fragilità della vita che l’infelice fanciulla ha vissuto.
Appassionati di arte, teatro, cinema, architettura, libri, spettacolo e cultura? Segui le nostre pagine Facebook, Twitter e Google News
Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.