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Intervista a Simone Ghera: “La fotografia? Un modo per trasformare la realtà ordinaria in qualcosa di sorprendente”

Il primo approccio di Simone Ghera con la fotografia risale in tenerà età, quando da bambino seguiva il padre nelle riprese in esterni. Da subito affascinato da questo mondo, ha iniziato a scattare durante i suoi viaggi in giro per il mondo, sviluppando poi le foto nella stanzetta buia del suo seminterrato. Poi la passione è diventato lavoro. E ad altissimi livelli

L’approccio di Simone Ghera con la fotografia risale sin dalla tenerà età, quando da bambino seguiva il padre nelle riprese in esterni. Da subito affascinato da questo mondo, ha iniziato a scattare durante i suoi viaggi in giro per il mondo, sviluppando poi le foto nella stanzetta buia del suo seminterrato. Poi la passione è diventato lavoro. E ad altissimi livelli.

Oggi la fotografia di Simone, anche architetto, dopo aver esplorato il mondo digitale e migliorato le sue competenze tecniche, si concentrata sull’uso della luce, che considera uno degli aspetti più creativi di quest’arte. E da cui derivano istantanee in bilico tra sogno e realtà. Il fotografo è attualmente uno dei protagonisti della mostra collettiva “Appunti fotografici”, visitabile sino al 16 aprile presso la Galleria SpazioCima di Roma.

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Simone Ghera, cosa è la fotografia per te?

Un mezzo per trasformare una realtà ordinaria in qualcosa di sorprendente.

A quando risale il tuo primo scatto amatoriale?

Credo a 13-14 anni. Seguivo già mio padre nelle sue escursioni fotografiche e avevo a casa la mia camera oscura dove passavo intere giornate a “sperimentare”.

Quali tecniche usi per le tue fotografie e quanto impieghi per immortalare il giusto momento?

Ho scattato in pellicola con la Reflex di mio padre, una Nikkormat, fino a una dozzina di anni fa. Poi mi sono avvicinato al digitale con macchine fotografiche professionali. Ho impiegato molto tempo per lavorare sul bianco e nero digitale ed avvicinarmi alla qualità della pellicola. Poi non l’ho più lasciato, e tuttora scatto solo in b/n.

In merito al “giusto momento” dello scatto, è un lavoro molto complesso. Per il mio progetto su danza e architettura, tenuto anche conto dell’utilizzo di un grandangolo spinto, devo creare una relazione tra le linee della ballerina con il contesto architettonico. Combinare e comporre questi elementi contemporaneamente in un singolo scatto, mantenendo il controllo del grandangolo, è un lavoro molto difficile. A volte è necessaria una preparazione accurata dello scatto.

C’è qualcosa che sogni ancora di immortalare?

Sì, le linee di una ballerina riprese all’interno della Cappella Sistina.

Tre dei tuoi scatti a cui sei più affezionato e perché.

Ballerina con cavallo: il risultato di uno scatto fotografico non è dato solo dalla “tecnica”, ma anche e soprattutto dalla capacità di creare una “atmosfera emozionale” di intesa e di intima complicità con il soggetto. Questo vale per le persone ma anche per gli animali. E non vi è soddisfazione più grande di arrivare a questo punto di equilibrio con uno splendido animale come il cavallo.

Baku, shooting presso l’heydar aliyev center – zaha hadid: questo scatto rappresenta le meravigliose opportunità create dagli imprevisti. Durante il lavoro realizzato in Azerbaijan non ho potuto utilizzare le ballerine classiche perché “troppo svestite”. Questo mi ha messo in grande difficoltà inizialmente perché ero abituato a lavorare con le linee “pure” della danza classica. Ho dovuto adattarmi ai costumi tradizionali azeri e alla fine è uscito fuori un lavoro bellissimo e molto interessante. Da qui è generato il tema del mio progetto, che unisce l'”universalità” della danza con la “diversità” dei luoghi, delle culture e delle tradizioni.

Ballerina nel reattore aereo: pochissime persone sanno veramente quanto lavoro c’è dietro uno scatto fotografico. E questa foto lo dimostra pienamente. Per ottenere l’autorizzazione per questo shooting nell’aeroporto di Lisbona e sugli aerei della Tap-Portugal (sponsor per il mio progetto sul Brasile), ho impiegato 8 mesi di contrattazioni, senza mai avere la certezza di poterlo realizzare fino al giorno prima dello shooting.

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