Il dipinto del 1876 – La difficile genesi del “Bal au moulin de la Galette”, capolavoro di Renoir
Considerato uno dei più alti capolavori del primo Impressionismo, Il Bal au moulin de la Galette fu realizzato dal pittore francese Pierre-Auguste Renoir nel 1876. Il dipinto conobbe una gestazione molto elaborata…

Considerato uno dei più alti capolavori del primo Impressionismo, Il Bal au moulin de la Galette (Ballo al moulin de la Galette) fu realizzato dal pittore francese Pierre-Auguste Renoir (131×175 cm) nel 1876. Oggi è conservato al museo d’Orsay di Parigi.
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La genesi dell’opera
Il dipinto conobbe una gestazione molto elaborata. Renoir pensava di dipingere uno spaccato di vita mondana parigina all’epoca della Belle Époque sin dal maggio 1876. E trovò nel Moulin de la Galette, locale molto amato dalla gioventù parigina sulla sommità della collina di Montmartre, che si prestava perfettamente alle sue esigenze.
Una delle maggiori espressioni del cosiddetto «Impressionismo romantico»
Renoir frequentò il Moulin per ben sei mesi, nel tentativo di entrare in contatto “con quel piccolo mondo che ha un suo tipico aspetto”, come ricorda il fratello Edmond. Per le varie figure che popolano l’opera Renoir fece posare anche stavolta amici, conoscenti o perfino frequentatori assidui del locale.
Era la prima volta che Renoir si confrontava con una scena gremita di figure in movimento. La tela divenne una delle maggiori espressioni del cosiddetto “Impressionismo romantico”, filone caratterizzato dalla raffigurazione di amori borghesi e particolarmente apprezzato dai collezionisti, specialmente americani.
Il soggetto del dipinto
Nel Bal au moulin de la Galette Renoir racconta un momento di vita popolare a Parigi, raffigurando un ballo domenicale che ha luogo nella terrazza alberata del Moulin de la Galette. In primo piano notiamo una tavolata di persone colte in atteggiamenti vivi e naturali. L’occhio dell’osservatore viene pii indirizzato verso lo sfondo dalla diagonale ascendente del dipinto, allineata lungo la tavola e lo schienale della sedia. È proprio sullo sfondo, nella piazzetta del locale, che ha luogo un vorticoso e ipnotizzante ballo.
L’impiego di luci e colori
Il pittore non fa ricorso ad una preparazione disegnativa. Sperimenta la nuova tecnica impressionista, impiegando pennellate rapide, così da frammentare la luce in chiazzette di colore e donare al quadro gioia e vivacità. Magistrale è la resa della luce vibrante, che si sofferma principalmente su volti e abiti dei personaggi. Per ricostruirla, Renoir non fa affidamento sulle ombre o sui toni scuri, bensì sul puro colore. Anche le ombre sono colorate: “Le ombre non sono nere, nessuna ombra è nera. Ha sempre un colore. La natura conosce soltanto i colori: il bianco e il nero non sono colori”.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.