Alla scoperta della “bella Garbatella”, quartiere polimorfo di Roma
Last Updated on 13/03/2021
Dai Murales di Sten & Lex e i teatri Ambra alla Garbatella e Palladium agli Alberghi di piazza Biffi e i lotti del quartiere: ecco cosa vedere nella bella Garbatella

Da zona di residenza dei lavoratori portuali ad avamposto della street art: un focus sulle origini e sull’evoluzione di una realtà dinamica, dove l’essenza popolare si fonde con l’iniziativa artistico-culturale.
La storia della Garbatella: il progetto di Paolo Orlando
Il quartiere, tra Testaccio e Ostiense, si sviluppa nel 1920, a partire dal progetto di Paolo Orlando. Per la precisione, la prima pietra viene posta il 18 Febbraio 1920 dal re Vittorio Emanuele III in persona, nell’attuale piazza Benedetto Brin. L’area dovrebbe ospitare un canale navigabile parallelo al Tevere, destinato al trasporto merci, con partenza da Ostia. Intorno a questo porto fluviale sorgono le case dei futuri addetti ai lavori. È questo il nucleo originario della Garbatella, le cui strade sono quindi dedicate a personalità italiane legate al mondo della navigazione. L’ambizioso progetto non viene portato a termine. Tuttavia l’abitato inizia a prendere ugualmente forma.
L’origine del nome, da Concordia a Remuria
Il primo nome, ufficiale, di questa porzione urbana è Concordia, scelto dal Re come segnale distensivo nel periodo del Biennio rosso (1919-20). Durante il Ventennio viene ribattezzata Remuria (la località in cui Remo avrebbe voluto fondare la città di Roma). Prevale infine il nome popolare: Garbatella. Varie sono le ipotesi riguardanti questo denominativo.
- Potrebbe risalire ad una tipologia di coltivazione “a garbata” o “a barbata”, tipica dei colli sovrastanti la basilica di S. Paolo.
- Più semplicemente, potrebbe dipendere dalla particolare attrattiva del luogo, piacevole e ridente.
- Infine, potrebbe derivare dalla presenza nel quartiere di un’ostessa dai modi particolarmente gentili e garbati, tali da diventare celeberrimi: Carlotta, la garbata ostella. Un epiteto dotato di una certa ambiguità allusiva. Secondo la leggenda, l’osteria della donna doveva trovarsi in via delle Sette Chiese, non distante dalla basilica di S. Paolo, un itinerario che i pellegrini percorrevano nel loro pellegrinaggio alle sette chiese di Roma.
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La morfologia urbanistica, tra lotti, villini e vie
Gustavo Giovannoni e Innocenzo Sabbatini, gli architetti realizzatori della Garbatella, pensano alle città-giardino inglesi. I 62 lotti dell’ICP sono palazzi bassi e villini, spesso unifamiliari e con corte interna, circondati da aree verdi e coltivabili. Agli edifici in stile “barocchetto romano” (lotti da 1 a 8), divenuto poi tipico dell’edilizia popolare di quel periodo, si affiancano quelli razionalisti – futuristi (lotti da 41 a 44). Un amalgama urbanistico – architettonico inusuale e unico, che rende questa parte di Roma degna di interesse e di studio. Via Vettor, Via Domenico Chiodo e largo Carlo Randaccio, nella zona antica, sono sicuramente i punti di riferimento per ammirare i succitati villini.
Le loro calde cromie smorzate dal tempo e gli intonaci sbeccati rivelano un fascino tutto decadente tipicamente romano. Non si dimentichi “la scoletta”, in via Rocco da Cesinale, nome con cui viene generalmente chiamata la scuola d’infanzia “Luigi Luzzati”, progettata tra il 1919 e il 1922 da Innocenzo Sabbatini. Il terreno su cui oggi sorge l’edificio ospitava una villa romana del I sec. d. C. e una abitazione cinquecentesca della nobiltà papalina, villa Rosselli.
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Gli Alberghi di piazza Eugenio Biffi
Notevoli poi i tre lotti chiamati Alberghi (Rosso, Bianco e Giallo), nei pressi di piazza Eugenio Biffi, nati durante il Ventennio. Essi ospitavano gli sfollati che avevano perso la casa in seguito alle demolizioni messe in atto per la costruzione di via della Conciliazione via dei Fori Imperiali. Si distinguono per le loro forme (a Y il Bianco e il giallo, a bottiglia rovesciata il Rosso) e per la divisione in spazi comuni e spazi privati. Si ricordi che l’orologio dell’Albergo Rosso è rimasto fermo per molto tempo alle 11:25, ora di inizio dei bombardamenti su Roma del 7 Marzo 1944. Esso è divenuto simbolo della ribellione alla guerra.
I murales di Sten & Lex e i teatri
Nella parte nuova, all’incrocio tra via Munari e via Caffaro, infine, catalizzano sicuramente l’attenzione i murales realizzati sui palazzi. Come quello recente di Sten & Lex, due celebri street artists romani. Una forma d’arte oggi saldamente associata al quartiere. Ulteriore fermento artistico è legato alla presenza del teatro Ambra alla Garbatella e del teatro Palladium.
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Ivan Caccavale, classe 1991, storico e critico d’arte. Attratto da forme, colori e profumi sin da bambino, mi sono formato presso il liceo classico. Ho imparato che una cosa bella è necessariamente anche buona (“kalòs kai agathòs”).
Come affermato dal neoplatonismo, reputo la bellezza terrena un riverbero della bellezza oltremondana. Laureato in studi storici-artistici, mi occupo di editoria artistica.
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