Curiosità sull’arte – Quella volta che la Gioconda fu trafugata
Il decoratore italiano Vincenzo Pietro Peruggia si era nascosto in una stanzetta del Louvre: alla chiusura tolse la Gioconda dalla cornice per scappare da una porta sul retro. Il furto avvenne verso le sette del mattino di lunedì 21 agosto nel 1911, giorno di chiusura del Louvre. L’opera fu trafugata per un curioso caso di patriottismo…

Il decoratore italiano Vincenzo Pietro Peruggia (Dumenza, 8 ottobre 1881 – Saint-Maur-des-Fossés, 8 ottobre 1925) si era nascosto in una stanzetta del Louvre e alla chiusura tolse la Gioconda, capolavoro di Leonardo da Vinci, dalla cornice per scappare da una porta sul retro forzata con un coltellino. Il furto avvenne verso le sette del mattino di lunedì 21 agosto nel 1911, giorno di chiusura del Louvre.
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La mattina del furto
Il giorno dopo gli impiegati pensarono in un primo tempo che il quadro l’avesse con sé il fotografo ufficiale, ma poi dovettero informare la polizia. La notizia del furto si diffuse e i giornali francesi si scatenarono in merito alle ipotesi sulla scomparsa del quadro. Venne anche scritto fosse opera di un collezionista statunitense che intendeva copiare il quadro per lasciare la copia nel museo.
Il decoratore affermò poi di aver compiuto il furto per patriottismo
Dopo circa due anni si trovò il colpevole: Peruggia avrebbe voluto vendere la Gioconda alla Galleria degli Uffizi per qualche milione di lire. Il decoratore affermò poi di aver compiuto il furto per patriottismo in quanto la visione su un opuscolo del Louvre di quadri italiani portati in Francia da Napoleone Bonaparte provocò in lui un senso di vendetta. In realtà la Gioconda non fece mai parte del bottino di guerra napoleonico: infatti fu portata in Francia dallo stesso Leonardo dove ne è attestata la presenza fra le collezioni reali già dal 1625.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
Ma quindi la Gioconda rimase due anni col Peruggia?