Il dipinto del 1917 – Il misterioso castello de “Le muse inquietanti” di Giorgio de Chirico
Il pittore italiano Giorgio de Chirico realizzò Le muse inquietanti fra il 1917 e il 1919. E’ un dipinto, olio su tela di 97 × 67 cm, dall’atmosfera irreale e dal contenuto ancora misterioso…

Il pittore italiano Giorgio de Chirico realizzò fra il 1917 e il 1919 Le muse inquietanti. E’ un dipinto di 97 × 67 cm e si presenta ad olio su tela. La Pinakothek der Moderne di Monaco ne vanta una copia di 94 × 62 cm, guazzo su carta. Ne è certa almeno la riproduzione di una copia.
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Uno sfondo raffigurante uno spazio aperto con in primo piano due statue classiche, di cui una eretta, e l’altra seduta su un basamento. Le figure, che mostrano entrambe la testa di un manichino da sartoria, sono circondate da diversi oggetti. Sullo sfondo, poi, si intravede una terza statua maschile. La prospettiva, visibilmente errata sullo sfondo, converge sulla rappresentazione del Castello Estense di Ferrara con accanto una fabbrica. Nonostante la nitidezza dell’immagine, l’atmosfera è irrealmente silenziosa e straniante. Merito probabilmente dei colori caldi e della luce statica e intensa.
Il castello sullo sfondo fa riferimento a Ferrara, città natale della pittura metafisica
Una valida interpretazione del dipinto non risulta per niente facile. La ostacolano i diversi i simboli presenti all’interno. Comunque è chiaro che il castello sullo sfondo fa riferimento a Ferrara, città natale della pittura metafisica, come anche scenario dell’incontro importante con Carlo Carrà e, in aggiunta, luogo di fondamentali riflessioni estetiche. Il manichino evidenziato in primo piano, pare raffiguri Ippodamia, quel personaggio mitologico che attese, con inquietudine, la conclusione dello scontro durante la battaglia dei Centauri e dei Lapiti. Fu proprio questo sentimento ad ispirare il titolo all’opera.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.