“Finestre sull’altrove”, la recensione del nuovo libro di Matteo Pericoli
Last Updated on 24/06/2021
Dopo Finestre su New York arriva in libreria Finestre sull’altrove: sessanta “finestre” illustrate da Pericoli che accompagnano altrettante storie di rifugiati in giro per il mondo. Edito da Il Saggiatore.

In questo nuovo libro, edito da Il Saggiatore, Matteo Pericoli riprende la formula delle “Finestre su New York“: illustrare la “vista” da una finestra alla ricerca di un “paesaggio” che sia prima di tutto interiore e personale. Se nel libro precedente lo sguardo era quello di (e su) una città attraverso una “soglia”, in questo Finestre sull’altrove quella stessa soglia (la finestra) ci conduce attraverso una molteplicità di spazi e di luoghi.
Sessanta rifugiati raccontano quel che vedono dalla finestra della loro casa nella loro “nuova” patria, il punto d’arrivo alla fine del viaggio. La finestra rimane un varco che fa da catalizzatore ad una storia, una cornice tra “dentro” e “fuori” come momenti di creazione del paesaggio; ma nel caso di queste storie, di diaspora e di esilio, di viaggio, di guerra e di fuga, quella soglia ha un valore aggiunto. Per questo la soglia e la vista assumono un significato che sta oltre la pura percezione. Fa di più: racconta una storia; anzi, partecipa della Storia.
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Quello che sta oltre la finestra
Per questo quello che si vede dalla finestra rimanda necessariamente ad altro. E anzi, in qualche caso quello che si vede dalla finestra “scherma” quel che si vorrebbe vedere, o che si continua a vedere con gli occhi della mente: la propria terra perduta. E quello che davvero si vede sta “oltre”. La finestra, scrive Enayatollah Akbari, con una immagine vagamente leopardiana (un Leopardi urbano, potremmo dire) “è una sorta di frontiera” che “permette di vedere molto, molto lontano, ben oltre quello che posso effettivamente guardare, cioè un cortile […]”.
La finestra e un porto sicuro
Ma il discorso è anche inverso: non solo dentro-fuori, ma anche fuori-dentro. Per un rifugiato avere una finestra attraverso cui guardare presuppone l’esistenza di un “dentro” sicuro. “Questa finestra per me è una finestra di libertà”, leggiamo in un altro contributo. Tornare a guardare fuori, significa spesso recuperare una quotidianità che la guerra aveva cancellato. Scrive l’autrice bosniaca Zlata Filipovic che durante la guerra “avvicinarsi alla finestra significava sempre esporsi al rischio di essere colpiti da un proiettile vagante e dalle schegge”; ed è per questo che ora si augura che nessuno debba essere costretto a stare lontano dalle finestre, a privarsi, per rimanere nella metafora, di quella “vista” che dovrebbe essere garantita a tutti.
Le finestre e il ritorno
Molto spesso i luoghi dialogano tra loro: la nazione di origine e quella di adozione si sovrappongono nella visione del paesaggio; ma la memoria e la nostalgia vanno di pari passo con lo sguardo. “Non ti ho lasciato per sempre / io tornerò” scrive, in versi, Tenzin Choegal, esule tibetano in Australia. In ogni caso, insomma, lo sguardo attraverso la finestra si rivela una riflessione sul viaggio e sul passato in una atmosfera quasi sospesa. Ed è proprio questa atmosfera che il tratto limpido di Pericoli riesce a cogliere con lirismo commovente: un viaggio, un approdo e l’incessante lavorio della memoria. Il tutto incorniciato da una finestra.
Scheda del libro
Titolo: Finestre sull’altrove. 60 vedute per 60 rifugiati
Autore: Matteo Pericoli
Editore: Il Saggiatore
Anno: 2022
Pagine: 155
ISBN: 9788842828730
Prezzo: 22 euro.
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“Come saremmo colti se conoscessimo bene solo cinque o sei libri”, scriveva Flaubert.
Luca Verrelli cerca di essere un buon lettore.