Oratorio Carmelo Bene di Jean Paul Manganaro – la recensione
Last Updated on 21/02/2022
Esce per Il Saggiatore “Oratorio Carmelo Bene” raccolta di scritti di Jean Paul Manganaro che ci ricorda quanto sia stata unica l’esperienza “totale” (cinema, teatro, televisione) di Carmelo Bene.

Oratorio Carmelo Bene, appena uscito per i tipi de Il Saggiatore, è una raccolta di scritti di vario genere e provenienza del critico francese Jean Paul Manganaro, uno degli studiosi che più e meglio si è occupato di Carmelo Bene negli ultimi anni. Questi scritti cercano di indagare l’attore, anzi la “macchina attoriale”, ma non solo; l’esperienza artistica di Bene, sviluppatasi per più di un quarantennio, è stata infatti “totale” come poche nel panorama italiano. E il libro di Manganaro ci ricorda bene proprio questo aspetto: che nella storia della parola recitata italiana e non solo il “passaggio” dell’attore pugliese è stato unico ed irripetibile. Teatro, letteratura, cinema, televisione: il discorso Bene è deflagrato stilisticamente in tutti i media della comunicazione moderna riscrivendoli in maniera radicale ed unica.
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Un autore totale
Ed è su questa unicità che conviene insistere, alla luce di quanto scrive Manganaro. Attraverso il corpo e la voce l’attore e regista dà vita ad un’opera di sistematica demolizione delle forme rigide e sclerotiche del teatro prima, e poi del cinema e della tv tradizionale. Il suo è un teatro che non si fa con teatro e un cinema che non si fa col cinema, e così via; eppure è teatro e cinema nella sua forma più pura, spogliato da qualsiasi sovrastruttura, e, si potrebbe dire, da qualsiasi comfort.
Bene, tuttavia, dice giustamente Manganaro, è distante dalle molte altre proposte iconoclastiche del teatro e del cinema più o meno underground del secondo Novecento. È autore senza maestri (se non Shakespeare o Marlowe, o Laforgue e in generale il romantik e la decadenza) ma soprattutto senza allievi; diversissimo, dicevamo, da qualsiasi forma di underground, quella newyorkese ad esempio, ma.anvje da altri “iconoclasti” come Pasolini ad esempio; lo è formalmente ed ideologicamente, ma lo è soprattutto concettualmente e qualitativamente.
Bene: il corpo e la voce
Nei saggi di Manganaro emerge tutto Bene nelle sue diverse sfumature. Eppure Bene, nonostante i vari cambiamenti di medium e di discorso è autore “monolitico”. E questo perché ogni discorso su di lui non può non prendere avvio dalla voce, da quella phone che è e rimane il suo campo di sperimentazione esteticamente più radicale. Bene è attore che si recita, così come il suo è un cinema filmantesi: è manomissione dell’attore per trasformarlo in macchina attoriale; è manomissione del cinema per farne esperienza di immagine senza mediazioni altre.
Bene, dice Manganaro, è un grande “riscrittore”, è il demolitore del mito dell’artista come Adamo nomenclatore della realtà attraverso la parola. La parola di Bene è lingua perennemente morta; riscrive su di sé attraverso la voce la lingua stessa del teatro. Questo libro ci ricorda, insomma, quanto manchi nella cultura italiana di oggi un discorso così privo di compromessi, eppure così “classico”. Ma il momento, lo abbiamo detto, è destinato probabilmente a rimanere irripetibile.
Scheda del libro
Titolo: Oratorio Carmelo Bene
A cura di: Jean-Paul Manganaro
Editore: Il Saggiatore
Anno: 2022
Pagine: 191
ISBN: 9788842830856
Prezzo: 19 euro.
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“Come saremmo colti se conoscessimo bene solo cinque o sei libri”, scriveva Flaubert.
Luca Verrelli cerca di essere un buon lettore.