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Elio Germano, l’attore che ha liberato l’uomo dal divo

Elio Germano è il vincitore del David di Donatello 2021 come miglior attore protagonista nel film “Volevo nascondermi”. Ne celebriamo la sua ricca carriera con tre film che hanno restituito, grazie alla sua magistrale interpretazione, l’invisibile realtà dello spirito umano all’origine dell’arte e delle sue manifestazioni.

Elio Germano

Elio Germano è il vincitore del David di Donatello 2021 come miglior attore protagonista nel film “Volevo nascondermi”. Ne celebriamo la sua ricca carriera con tre film che hanno restituito, grazie alla sua magistrale interpretazione, l’invisibile realtà dello spirito umano all’origine dell’arte e delle sue manifestazioni.

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Elio germano: l’”antidivo” per eccellenza

Se la critica e il pubblico hanno definito Elio Germano come l’antidivo del cinema italiano forse dovremmo interrogarci sulla definizione stessa di divo. Se infatti la salda elaborazione sistematica rintracciabile nel concetto di divismo ha proiettato una forma di cristallizzazione estetica rivolta all’attore; Elio Germano ha compiuto l’esatto opposto. Perché ha rivolto l’infinita mobilità dell’animo umano alla recitazione al punto da trasformarla in vita al di là di ogni precostituito canone estetico.

Elio Germano ha così liberato l’uomo dal divo; così come la persona dall’attore. In questi termini possiamo quindi definirlo come l’antidivo per eccellenza. Ed in nome di uno stile indirizzato alla naturalezza espressiva che Elio ha conquistato la scena del cinema italiano lavorando a fianco di registi che ne hanno saputo riconoscere il talento, come Ettore Scola, Gabriele Salvatores, Paolo Virzì, Ferzan Ozpetek e Luca Guadagnino.

Il metodo dell’attore

Dalle barzellette al grande schermo la carriera di Elio Germano darà prova di quella qualità espressiva nata dalla necessità di vivere l’arte nella sua forma più autentica. Necessità che lo condurrà all’interpretazione di soggetti diversi tra loro ma legati dal filo comune di una caratterizzazione indirizzata alla verità del sentimento umano. Restituendo così le più profonde sfumature psicologiche dell’animo, Elio Germano porta sulla scena gli uomini che interpreta sacrificandosi e dimenticandosi in loro nome. Un metodo recitativo costruito sull’abbandono del sé finalizzato a partecipare concretamente della gioia e dei drammi altrui. Al punto da trasformarsi in essi, cioè nella loro espressione vitale, nel loro corpo, nella loro mente.

La poesia dell’arte nel racconto cinematografico

L’attore riscopre così l’uomo perché ne rivela la dimensione più interiore, cioè quella sfera dell’animo visibile solo allo sguardo poetico dell’arte. Elio Germano porta in scena questa poesia umana e lo fa trasformando la sua vita in quella degli uomini che hanno vissuto e amato l’Arte. Parliamo dei film in cui l’attore ha interpretato Leopardi in “il giovane favoloso” di Mario Martone; Nino Manfredi In “In arte Nino” di Luca Manfredi; il pittore Ligabue nel film “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti

Volevo nascondermi (2020) di Giorgio Diritti con Elio Germano, Paolo Lavini, Gianni Fantoni.

La storia autobiografica del pittore Ligabue raccontata nel film “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti testimonia la magistrale prova attorica del suo interprete: Elio Germano. Film per il quale l’attore ha vinto il David di Donatello come miglior attore protagonista. L’Interpretazione metamorfica nelle vesti del pittore ne ha restituito un’immagine profonda della sua natura. Un viaggio che guarda la vita dell’artista dall’interno e che ne celebra le sofferenze così come la sua forza. Quella di un animo che trova nell’arte la sua libertà, quindi il motivo della sua esistenza e l’espressione della sua più autentica identità.

Il film scava nell’intimità dell’artista, nel suo delirio così come nella gioia. La sua storia diviene così un simbolo attuale della purezza artistica e del suo valore. Quindi un grido di sincerità umana che rivendica la sua essenza nel contatto immaginario con la natura. I soggetti dei dipinti infatti riproducono il mondo animale e vegetale; il pittore ne rianima il movimento esasperandolo con la forza del colore. Al punto in cui le immagini diventano l’estensione estetica di quel grido tra sofferenza e libertà. Dall’incontro tra la natura umana e quella animale istintiva nasce così una dichiarazione d’amore per l’arte. Perché spogliata questa dalla civilità delle costruzioni sociali e ricondotta allo stato della sua origine: lo spirito.

Il giovane favoloso (2014) di Mario Martone con Elio Germano, Michele Riondino e Anna Mouglalis

Mario Martone dirige il racconto autobiografico di Giacomo Leopardi interpretato da Elio Germano. Il film ricostruisce la vita del poeta dalla sua giovinezza all’età adulta proiettandone la visione esistenziale che ne ha contraddistinto la sua sensibilità artistica e spirituale. Un’interpretazione, quella di E. Germano, la cui intensità rievocando la poesia segreta della vita ne investe l’immagine cinematografica stessa. La quale quindi ne diviene una sua diretta espressione, cioè l’autentica visione della profonda e sofferta genialità dell’animo del poeta

Da Recanati a Firenze a Napoli; da una infanzia protetta dall’immaginario alla scoperta di una realtà per cui ribellarsi. Un lungo viaggio che lo condurrà all’incontro con l’alta società: un mondo lontano dalla sua sensibilità poetica. Dove tuttavia entrerà in contatto con alcune personalità come quella di Antonio Ranieri (Michele Riondino) o della bellissima Fanny Targioni (Anna Mouglalis). I quali lo accompagneranno nel solitario e magico cammino della sua esistenza. Cioè quello che se pur segnato dalla malattia e dalla sofferenza brillerà della luce dell’arte; quindi dell’intima realtà della gioia poetica.

In arte Nino (2016) di Luca Manfredi con Elio Germano, Miriam Leone e Stefano Fresi

Elio Germano è Nino Manfredi nel film per la tv “In arte Nino”. Diretto dal figlio Luca Manfredi, il racconto cinematografico è un omaggio alla vita del grande comico italiano che ne documenta la sua affermazione professionale e la sua crescita personale. Dalle tinte leggere e ricco di citazioni metacinematografiche il film offre una rappresentazione che celebra originalmente il talento del grande comico e la sua personalità. Riprendendo il periodo della vita meno conosciuto dell’attore, cioè quello dell’inizio della sua carriera fino al successo di Canzonissima del 1959. Elio Germano con la sua interpretazione rianima il volto del grande mattatore perché ne rievoca la delicata leggerezza comica del suo sguardo.

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