Il dipinto del 1924 – Il visionario e surrealista Carnevale di Arlecchino di Joan Miró
Joan Mirò compose Il carnevale di Arlecchino prima che Breton scrivesse il manifesto surrealista, ma ciò nonostante applica già la tecnica dell’automatismo psichico. L’artista non rappresenta più la realtà visibile, ma quella del suo inconscio

Il carnevale di Arlecchino è un olio su tela realizzato da Joan Miró nel biennio 1924-1925, dunque dopo l’adesione al Surrealismo. Già appartenuto a Pierre Matisse, è oggi conservato nella Albright-Knox Art Gallery di Buffalo. Questa opera appartiene alla serie di dipinti ispirati ai colori e ai paesaggi della nativa Catalogna in Spagna e riassume le sperimentazioni compiute nelle altre opere del ciclo.
Leggi gli altri articoli della rubrica “Il dipinto dell’anno” su Uozzart.com
La tecnica dell’automatismo psichico
Mirò compose questo quadro prima che Breton scrivesse il manifesto surrealista, ma ciò nonostante applica già la tecnica dell’automatismo psichico, che mette a dura prova il corpo per consentire all’immaginazione di perdersi in visioni surreali. L’artista non rappresenta più, come nel precedente La fattoria, la realtà visibile, ma quella del suo inconscio.
Elementi reali fluttuanti come fantasmi
Si riconosce qualche elemento della realtà, come un gatto, un tavolo, un pesce, una scala a pioli, quest’ultima molto ricorrente nelle sue opere. Dalla finestra un triangolo nero simboleggia la Tour Eiffel; un cerchio verde trafitto da una freccia sottile, posto su un tavolo, sta a indicare un mappamondo. Tutti gli oggetti sono fluttuanti, come fossero fantasmi.
L’enigmatico Arlecchino
La figura centrale colorata si riferisce alla maschera di Arlecchino, che cerca senza successo l’amore e nell’arte rappresentato per le sue sfortune. Il personaggio presenta un foro allo stomaco, particolare che allude forse alla sua condizione economica del tempo. L’artista infatti era talmente povero da non poter offrire a cena nient’altro che ravanelli.
Appassionato di arte, teatro, cinema, libri, spettacolo e cultura? Segui le nostre pagine Facebook, Twitter, Google News e iscriviti alla nostra newsletter
Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.